L’Azione Il resto della Memoria, per pianoforte e voce recitante, è stata
rappresentata la mattina del 30 Maggio
.
IL RESTO DELLA MEMORIA*
Ingresso del pianista; in
piedi affianco al pianoforte produce un cluster di corde. La voce recitante
parla fuori campo, sul riverbero del cluster.
«L’àsteco
chiove, la casa scorre. Tu che ‘nce puo’ fa’?» credé d’udire, nel frastuono che
straripava anche lì. Fece una riverenza, un sorriso stremato. “Io che n’ce
posso fa’ ” pensò, in napoletano lei pure. Come dicevano i Napoletani per
significare “nulla, proprio nulla, nada de nada”? «Ah sì. Il resto di niente».
[E. Striano]
Parte un primo nastro sul
quale si inserisce il pianoforte. La voce recitante fa il suo ingresso in scena.
«Questo
è ‘no paese de merda» rispose Paisiello, strascicando le vocali nell’accento
pugliese. «Questa che dici tu non è musica. A Pietroburgo. Là, forse, si potrà
fare veramente musica» (...). Arrivò un suo amico giovanissimo, uno studente
del conservatorio che si chiamava Cimarosa. «Pure tu si’ venuto», osservò,
scontento, Cimarosa si strinse nelle spalle. Era grassoccio, dall’aria paesana,
un poco addormentata. Qualcuno cavò argomenti musicali, nonostante Paisiello
apparisse infastidito. Giunsero le dame. «Mo’ speriamo che a nisciuna le viene
dint’a la capa de canta’» mormorò Paisiello (...). [E. Striano]
.....
[E
così], furono un torrente i «talenti» che se ne andarono. Resta un mistero il
contributo pagato da Napoli allo sviluppo di Milano e del resto d’Italia in
termini di intelligenze esportate. «Se fosse possibile un calcolo economico di
questo genere potremmo chiedere una serie di (...) [cospicui] risarcimenti», ha
ironizzato Luigi Compagnone (...). [E. Rea]
.....
Ma
non è facile liberarsi del richiamo di una città quando ad essa ci si sente
legati da vincoli così intensi da apparire indecifrabili. Apparentemente Napoli
e Caccioppoli si [amarono] perché non si [rassomigliavano] quasi in niente,
[attraendosi] per forza di contrasto.
(...)
Il ‘matematico matto’ non si muoverà più da Napoli; finirà per far parte del
suo paesaggio sommerso, per diventare parte integrante delle sue pietre e dei
suoi intonaci, delle sue sere sciroccose e torbide, della sua disperazione
romantica: sarà «l’altra Napoli», rispetto a quella rappresentata
dall’intramontabile cartolina spaghetti, buonumore e furfanteria. [E. Rea]
.....
Il
napoletano non è poi un personaggio così ‘ricco’, (...) nel senso di quella
acquisizione filosofica, irrealizzata, che, per drammatici fraintesi, lo vuole
solare e creativo. Sicuramente pertanto i momenti migliori di questa città,
forse proprio secondo la più bisunta oleografia, ritornano quelli di sempre: la
sua posizione naturale, alcune zone isolate vicino al mare, che isolate
sembrano addirittura dal mondo, pervase da una segreta, ineguagliabile dolcezza
che sarei tentato di designare con un vocabolo tedesco intraducibile,
tipicapente schubertiano: ‘Heimlichkeit’,
dov’è la radice di parole come segretezza, mistero, tranquillità, quiete; motivi
di ‘straniamento’ ma purtroppo anche (...) di continuo rimpianto, per una
condizione [che ci viene negata]. [L. Cilio
Alla frase di Cilio segue
uno dei brani tratti dal suo disco “Dialoghi del presente”: Frammento dal
“Primo quadro, della conoscenza”. Alla fine del brano riprende la voce
recitante.
E
poi invece, dopo, tu hai continuato a suonare. Andava bene, però bisognerebbe
fare in modo che questa musica passasse per delle zone di silenzio; cioè, ogni
tanto come se prendesse corpo. [A.
Neiwiller]
.....
Di
quella serata Renzo non ricorderà altro. Salvo che a un certo punto Renato
Caccioppoli [avvicinatosi al pianoforte, ne alzò in maniera imprevista il
coperchio] e, in piedi, con la sola mano destra, [cominciò a suonare]:
pochissime note soltanto, ma senza ritmo, sfibrate, simili a un flebile
sospiro. [E. Rea]
In sottofondo il pianoforte
suona silenziosamente alcuni frammenti di un brano di Giuseppe Chiari,
“Intervalli numero dieci”.
«Poi
mi chiese con un sorriso: ti dispiace se suono un piccolo pezzo, una cosa
breve? Fu in quel momento che mi accorsi che sulla parete che sovrastava il
pianoforte era appeso un ritratto a olio di Renato Caccioppoli, una tela di
discrete dimensioni incassata in una cornice non priva di pretese. Si mise a
suonare, non ricordo che cosa, senza smettere di parlare. Ma parlava veramente
con me, soltanto con me? Ebbi la netta sensazione che intendesse comunicarmi
qualcosa, (...) qualcosa che coinvolgeva Renato: insomma come se lei
continuasse a tessere un suo ragionamento con lui, un discorso che riguardava
le radici stesse del vivere... Guardava spesso il ritratto; anzi a un certo
momento mi chiese: hai visto come è somigliante? Lo stesso impercettibile
sorriso ironico, lo stesso sguardo insieme appassionato e deluso. Deluso di
tutto...». [D. Greco, citato da E. Rea]
Il pianista esegue due
brani evocativi di Arvo Part e Zbigniew Preisner. Subito riattacca la voce
recitante.
«Chiacchiere
prive di costrutto, Napoli continua a non servire a nulla. In fondo nessuno sa
a cosa debba servire. Forse solo ai ricchi per farci spese, ai nobili per
scialacquarvi le rendite, correndo dietro alle ballerine del San Carlo.
Nonostante tutto, non so perché, resta meravigliosa: affascinante, allegra».
«Sì»
disse lei, con sincero trasporto. «E voi dovreste aiutarmi, Vincenzo. Perché io
la debbo capire. La voglio conoscere bene. Presto. Non mi muoverò più di qui,
lo sento: in questa città mi toccherà vivere, forse vi vedrò nascere i miei
figli. Ci morirò, infine, e vi verrò sepolta» aggiunse, con leggera civetteria
di tenerezza.
«Amen»
concluse lui, in tono sacerdotale. [E. Striano]
.....
«(...)
Ma a Voi piace questa città sporca, ignorante? Non ne avete schifo e vergogna?
Quanto tempo ci vorrà per cambiarla?»
«(...)
[Certo] che non mi piace» replica Sanges, serio. «Ma non voglio prenderla in
giro. Né sedurla con promesse impossibili. Voglio aiutarla a liberarsi da sola.
Smettiamola d’aspettare che lo faccia gente forestiera!». [E. Striano]
.....
«(...)
Odio Napoli, è chiaro? (...) Parlo
d’odio perché vedo Napoli come una tragedia senza sbocchi, senza speranza.
L’odio è indotto esattamente da questa assenza di speranza, di catarsi
possibile. Del resto, perché credi che [Francesca si sia uccisa]? Era una donna
trascinante. Ricordo con precisione questa sua forza di trascinamento, questa
sua tensione interna, questo (...) fuoco, questo suo continuo cercare. Fu
uccisa dalla solitudine. Napoli è una città dove la solitudine ha qualcosa di
corposo, di solido, di materiale. E’ una solitudine pesante, non lieve ma
greve, non trasparente ma opaca, non silente ma rumorosa. E’ una solitudine
nella ressa, nel rumore, nel disordine. E’ una solitudine senza poesia, senza
nulla di allusivo, di pacato, di raccolto» [L. Compagnone citato da E. Rea].
.....
Napoli
ha l’amabile leggerezza di un paese senza invidia. Eppure è carica di
malocchio. [A. Gatto]
Parte il secondo nastro,
con “Dissolvenze” di Gabriele Montagano. Sul brano il pianista esegue “Su
Dissolvenze” di G.D.S.
La
città è il labirinto: (...) i percorsi metropolitani sono specchi d’acciaio.
[Valeria Saporito]
.....
Da
Napoli non si sarebbe più mossa. Vi alitavano savia comprensione, indifferenza
gentile, meglio ancora supremo senso della vita, in equilibrio fra pietà e
disincanto.
Tutto
acquistava preziosità inestimabile ma, al tempo stesso, non valeva nulla. [E.
Striano]
.....
Gli
uomini del sottosuolo / Notturno / luce negli occhi (...) / solo gli occhi
nella scena / gli uomini disgelati / gli
uomini del futuro anche / occhi illuminati.
Questa
scena ha più sensi / dal sotterraneo al mistero alla rivoluzione (...). [A.
Neiwiller]
.....
Ne
parlò con Vincenzo, il quale scuoteva il capo. Alla fine osservò: «Lenòr, io
non voglio influenzarti, per carità. Ti dirò la mia opinione: questa società
dei liberi muratori è una strana cricca che cresce dappertutto. Non so bene
donde sia venuta, né cosa voglia. Sì parlano di libertà, eguaglianza, morte ai
tiranni, però si contraddicono. Fra loro ci sono i re: Maria Carolina,
Alla voce recitante si
contrappuntano i brani di
Napoli
è una città d’azzurro, una città fredda. I suo pallidi abitanti che vivono di
grazia e di ragione sanno che essa è un ricordo e mostrano di crederci,
trovandola persino vera qualche volta, vera,
cioè rispondente all’immagine che se ne erano fatta. (...) Nevica sul nostro
paese che tutti abbiamo creduto di vedere. E sempre, col cielo addosso,
cerchiamo l’orizzonte. [A. Gatto]
.....
Resta
l’utopia, la speranza che [questo] orizzonte esista, anche se lontano. Anche se
poi quella speranza è subito nuovamente travolta. [A. Neiwiller]
.....
Atlantide
viene a galla e appare in tutto il suo fascino di rotaie luccicanti e neon
fosforescenti. I rottami e i rifiuti splendono ora della loro azzurra luce
artificiale. [Valeria Saporito]
.....
Così
(...) che rimane? Niente. Il resto di niente. Vacilla. Mastro Donato il boia la
sorregge, poi la spinge, con delicatezza. Le tiene una mano per farla salire
sopra lo scaletto. Prima di dare il calcio la guarda, con occhio serio, un po’
aggrondato. [E. Striano]
Attacca subito il
pianoforte con la Suites di Alberto Savinio “Les chants de la mi-mort”. La voce
recitante esce di scena. Alla fine dell’esecuzione, anche il pianista chiude il
coperchio del pianoforte ed esce di scena.
*Questo lavoro, sul tema delle memorie
inconciliate, è liberamente ispirato agli scritti e alle parole di Enzo
Striano, Luciano Cilio, Antonio Neiwiller, Alfonso Gatto, Valeria Saporito,
Ermanno Rea. Da quest’ultimo autore sono tratti i riferimenti a Francesca
Spada, Renato Caccioppoli, Luigi Compagnone, Dino Greco. Ringrazio
Alcuni testi di riferimento:
LUCIANO CILIO, Catalogo/programma di
“Avanguardia e ricerca musicale a Napoli negi anni ‘70”, Napoli 1981, Comune di
Napoli / Estate a Napoli.
ALFONSO GATTO, Napoli N.N., Salerno 1993, Edizioni Ripostes (a cura di F.
D’Episcopo).
ANTONIO NEIWILLER, La resistenza silenziosa degli uomini necessari, Napoli 1996,
Istituto S. Orsola Benincasa (edizione fuori commercio pubblicata per
accompagnare la mostra-evento tenuta presso l’Istituto Suor Orsola Benincasa).
ERMANNO REA, Mistero
napoletano, Torino 1995, Einaudi.
VALERIA SAPORITO, note di sala ciclostilate per
le Mostre del 1985-86 presso Spazio Libero e Sala Gemito.
ENZO
STRIANO, Il resto di niente, Milano
1998, Loffredo - Rizzoli.