Girolamo De Simone*

 

 

 

 

Nuovo Bestiario Musicale

 

 

 

 

Napoli 2001, Liguori Editore (in Konsequenz)

VERSIONE INTEGRALE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

Girolamo De Simone

 

NUOVO BESTIARIO MUSICALE

 

 

 

VITRIOLUM

 

 

Per il virtuoso il glissato è l’arte di sorvolare sulla musica.

 

Non ho alcun pregiudizio sulle donne direttrici. Il loro ancheggiare nei fortissimo  non è affatto trascurabile.

 

Diploma in conservatorio. Sformato per la vita.

 

Aria con da capo.

Ripetizioni di noia.

 

Il compositore sperimentale:

“Odi profanum vulgus et arceo”.

E tira su col naso.

 

Concerto di musica sperimentale.

Godere delle pause tra movimenti.

 

I pedanti imitano.

L’ autodidatta inventa.

Il compositore affermato ruba.

 

Non pigiò sui tasti, si piegò sulla testa.

Corretta postura, corrotta impostura.

 

Agogiche fiscali:

ritenuta d’accordo

 

In primavera dispensiamo generica amabilità.

Amabilità fino a prova contraria.

 

La sua incapacità

riluceva di vero fulgore

non appena si concedeva

alla cura

di particolari insignificanti.

Perfetto burocrate,

e un po’ coglione.

 

Il prossimo è sempre potenzialmente pericoloso.

 

Percorriamo i festival estivi con quel tanto di pacata rassegnazione alla quale ci ha abituati una vita triste.

 

Zen ed etica: diavolo e acquasanta.

 

Ritardato fiscale,

muoveva le dita

con agilità analogica.

 

La dialettica dei ‘distinti’:

un modo per essere hegeliani in modo originale.

 

Il direttore del conservatorio amava parlare a braccio.

Le cose si complicavano quando vi si appoggiava sopra.

 

Chi trova un amico sconta un tesoro.

 

‘Altamente’ specializzato in musica moderna.

Per salvargli la testa

abbassarono le entrate.

 

Bambini prodigio

per fortuna invecchiano.

 

La stupidità è contagiosa: così si spiegano

interi atolli, arcipelaghi di follia.

Redazioni, scuole, conservatori:

è sufficiente un coglione per rovinare tutti.

 

Per fregarti

ti chiedono

con aria assistenziale

perché mai

così qualificato

ti incaponisci

proprio su quel posto.

 

Si sforzava di andare a tempo

ma il suo virtuosismo lo superava.

 

In solitudine l’errore è per uno.

Uno per volta.

 

Quando taglio gli articoli degli accademici

mi chiedo a chi vada il merito per le opere precedenti.

 

La musica sperimentale svuota e riempie.

Svuota le sale. Riempie i cassonetti.

 

Platea. Al posto del critico assente sedettero almeno cinque persone normali.

 

Era così rigoroso che al decimo vuoto di memoria

decise di ripetere da capo l’intera sonata.

 

Mantenersi “dilettanti” dell’arte e “artigiani” della musica

è il migliore alibi dei docenti di conservatorio.

 

Il virtuosismo è la malattia che affligge i frigidi dell’arte.

La filologia ne rappresenta l’inarrestabile degenerazione.

 

Col bis si misura l’ineluttabile

tentazione a suonarsi addosso.

 

Ogni tanto suono Beethoven per ricredermi.
Senza riuscirci.

 

Il paradigma della complessità, l’algida utopia della musica migliore, ‘colta’, capace di educare: tutte cose che odorano di muffa e riescono a scalfire la più forte convinzione nel progresso.

 

Talvolta, dall’alto della sua panca, il pianista pensa, poi digita.

Più spesso digita senza pensare.

 

Indecisa tra la più antica professione e l’arte di cantare,

scelse la via intermedia, e fece il soprano.

 

Tra Opera e Belcanto il pubblico è incanutito.

Prima della fossa ci vorrebbe qualcosa di più fresco.

 

Per proteggere il pubblico sono necessari diversi segnali luminosi:

“Toilette”, “Uscita d’emergenza”, “Musica sperimentale”.....

 

Il Grande Direttore.

Ad istanti sublimi, abissi di noia.

 

I pianisti impiegano dieci anni per diplomarsi.

E almeno altri dieci per sbagliare il curriculum.

 

Rara avis, l’orchestrale pensò di studiarsi la parte.
Sorprendente che fosse capace di pensare.

 

Sui giornali i soliti noti credono di fare la storia della musica.

Dopo un giorno, la storia li ripone nello sgabuzzino,

e butta via le chiavi.

 

Prima all’Opera saltata,

grave danno allo struscio.

 

Per lungo tempo abbiamo creduto che la grandezza dello spirito ci concedesse libertà illimitate, autorizzandoci a questo e a quello, alla tranquilla consuetudine come alla creatività sconsiderata, in virtù d’una sconfinata capienza. Piano piano, però, quella vitalità è venuta meno, gli spazi immensi  sono apparsi angusti, e nel residuo, nel recinto, nell’anfratto dove appena si riesce a respirare, pensiamo immalinconiti allo spirito che tanto ci aveva illusi.

 

Il virtuoso corre senza sosta.

Nel caso la sua fama lo preceda.

 

La donna di S. ha quel tanto d’aria snob

(sniffa su col naso che è un piacere)

da renderla ben accetta in Società;

il poverino deve pur differenziarsi

dai pianisti della sua scuola...

 

L’ignoranza è la “mente corta”, l’incapacità di leggere le cause dietro agli effetti, e di prevedere gli effetti dopo azioni ed omissioni.

 

Strategia significa soltanto pensare anticipatamente alle due o tre mosse possibili all’avversario.

 

Finanziamenti.

Spartizione, poi sparizione.

 

Pur di non ricambiare,

a favore seguì livore.

 

Hai voglia di falsettare! il soprano non sa dove sia la musica.

 

Il giudizio della Commissione è inalterabile, inappuntabile, inimpugnabile, ineccepibile.

Quasi come le qualità di Dio in Plotino.

 

Il candidato Eccellente eviti di pubblicare studi rigorosi.

Quest’ultimi potrebbero risultare incomprensibili alla commissione.

 

Per non pensare a nulla,

snocciolava per ore Hanon.

Per annullarsi del tutto

prendeva a digitare Clementi.

 

Dicono che gli organi a rullo siano rari, ma non è vero.

Per verificarlo è sufficiente ascoltare un concerto a Napoli.

 

Schizofrenica.
Diplomata in flauto traverso

andava dritto per la sua via...

 

Per raggiungere gli alti del pianoforte dava un vigoroso colpo con la natica sinistra; restava in bilico sulla destra; completamente sbilanciato eseguiva qualche virtuosità. Infine ricadeva pesantemente con tutto il peso del corpo,

facendo sbuffare penosamente il cuscinetto della panca.

 

I compositori oggi usano il computer al posto dell’inchiostro.

Si risparmiano almeno in questo.

 

Diffida degli amici virtuosi.

Appena ti volti, tendono a pestare anche te.

 

Chi cerca un amico

elimina un pianista.

 

La sua esecuzione era nitida e appassionata.

Alternativamente.

 

Errare è umano.

Suonare meno.

 

Se sbatti contro l’imbecille

la tua saggezza è nulla.

 

Il soprano decise di diplomarsi anche in percussioni.

Doveva pur battere. Qualcosa.

 

Ah, se lo stupido rinunciasse:

quanto ottimismo salutare...

 

Quando l’intelligenza è stata sacrificata, la riduzione al silenzio compiuta, i riti sacrificali già espletati, allora nulla più sarà concesso alla stupidità del lettore.

E chi sa sa, chi non sa dovrà espiare studiando.

“Nessun lasciapassare sarà concesso”.

 

L’ignorante, l’accademico e l’editore milanese pensano che ‘minimale’ implichi vaghe reminescenze da Chopin.

 

Ormai ho un’età in cui anche il denaro

mantiene intatta la sua poesia.

 

 

Virtuoso sulla corda.

La sorella intraprendente

ne fa le veci

con chi conta veramente.

 

Musica sperimentale: consigli per l’uso.

1. Legare il pubblico alle sedie;

2. Farsi consegnare all’ingresso tutti gli oggetti contundenti;

3. Fornire cuffiette con traduzione simultanea;

4. Allegare al programma le centoventotto pagine esplicative;

5. Provare a impedire i mugugni con leccalecca;

6. In mancanza, con bavagli;

7. Procurarsi un nastro con gli applausi (alzare molto il volume);

8. Chiamare solo critici specializzati;

9. Tanto non verranno;

10. Non dimenticare di invitare tutto il parentado. Previe istruzioni.

 

 

 

 

CRITICI

 

 

L’unica legge etica dei giornalisti è la perseveranza.

Nell’errore.

 

Critico musicale scruta ansiosamente platea per indurre riconoscimento.

 

Stancamente assenti, cercano a tentoni una frase ad effetto.

Saccenti e incompetenti, confidano nella pia garzantina.

Lenti di penna, stroncano ad alta velocità.

 

Vanno ai concerti di ‘classica’ con giacche chiare, per essere immediatamente riconosciuti.

E a quelli pop con orribili zainetti, casacche sblusate come se avessero cinque anni,

strazianti gilé che esibiscono a mo’ di reperti di trans-avanguardia-post-modernale.

Ti guardano in faccia e la attraversano!

In effetti, anche in altri momenti t’era parso di non esistere.

 

Caduto nella fossa delle jene, temeva d’essere sbranato.

Ne fu certo quando i critici si tolsero le maschere.

 

E’ l’unico critico capace.

Un capace otre di idee altrui.

 

Che felice evenienza la crisi della carta stampata.

Almeno li lincenziano subito e tornano a strisciare sull’asfalto come comuni mortali.

 

Scriveva recensioni criptiche.

Nel senso del sarcofago.

 

Una volta, la celebrata ‘prima firma’ da quotidiano,

fratello di un politico buono per tutte le repubbliche,

mi ha timidamente confidato:

“il giorno che mi ritiro, farò come te, scriverò un libro/denuncia.

E allora vedrai...”.

Sono quasi diventato vecchio, e non ho ancora visto niente.

 

Un brivido gelido lungo la schiena del critico: cambio di programma non annunciato.

 

Fuoriprogramma: sgaiattolare fuori senza incrociare i colleghi. Qual era il terzo bis?

 

Colmo.

Nel recensire il concerto del protetto, non trovar le parole per tacere.

 

I neomelodici riempiono

le pagine dei giornali,

e qualche volta le patrie galere.

 

Titolo: “Giovani compositori crescono”...

siamo giovani da quarant’anni.

 

Dice che quel redattore portava male.

Non ci credetti,

fino a prova contraria.

 

Critico e pederasta,

non sapendo usare l’italica lingua

usava soltanto la lingua.

 

I critici cercano la prima fila

come i cani il palo della luce.

 

La recensione è l’arte di riciclare

lo stesso articolo con titoli diversi.

 

E’ l’effimero della pagina scritta

a rendere frigido il giovane critico

ed acide checche le firme più prestigiose.

 

Per il giornalista il valore dell’artista è cosa d’un istante.

 

Sul quotidiano la cosa esiste quando viene pubblicata.

 

Il vero giornalista è un dilettante di genio.

Infatti si diletta scimiottando le idee altrui.

 

Le sue recensioni erano così equilibrate

che per salvare capra e cavoli

doveva prima pesarli attentamente.

 

Molti direttori di giornale sono stilisti mancati.

Così si spiega la passione dei loro critici per le toilettes delle signore.

 

Abile doppiopesista e doppiogiochista,

cerchiobottista in centrosinistra,

dovendo scegliere dove girare,

evitò proprio di guidare.

 

Tutto sommato, perché prendersela coi critici?

Anche i serpenti devono sopravvivere...

 

 

STAMPA

 

 

Diradiamo comunicati stampa.

 

Aver talento da rendere.

 

L’ “ecco” della stampa.

 

Viva i corruttori di bozze.

 

Sopra la panca la stampa campa

 

 

TITOLI & ANNUNCI

 

 

Virtuoso cerca brancolando barlumi d’arte.

 

Giovane studioso cerca rivista patinata per illustrare vizi e virtù del visivismo.

 

Scambiasi errore esecutivo con ricercatezza involontaria.

 

Pianista di grido, sbagliando senza appello il noto tema, ripete gradevolmente l’ errore ad ogni ripetizione.

Che classe, logica, coerenza!

 

Virtuoso scarica su ignaro spettatore decenni di frustazione tecnica.

 

Trasgressivo docente di ruolo cerca piccola rassegna per provare inedito repertorio.

 

Solista di belle speranze offresi per concerti di musica da camera.

Assoluta gratuità dell’offerta.

 

Direttore artistico cerca clavicembalista per importante tournèe.

Richiesta bella presenza e generica disponibilità.

 

Supplente di composizione frequenterebbe corsi di nuova didattica scopo aggiornamento.

 

Piccole donne offrono prime esecuzioni di musica sperimentale.

(corredo scosciato, sorrisi, moine e gentilezze contro natura)

 

Direttore artistico, bella presenza, tassìmunito, cercasi per svendita di biglietti omaggio.

 

 

 CURRICULA

 

 

Diplomato flautista, specializzato in esecuzioni filologiche:

“Di brani d’epoca?”

“No, di musica moderna”.

 

E’ Docente di Composizione.

Dove? «Presso i Corsi d’Alta Specializzazione della Scuola Civica di Rocca del Monte, frazione di Rocca di Sopra, provincia di Piede del Campo».

 

Diplomatosi col massimo dei voti e il minimo dello sforzo, ha dato concerti in mezza Europa, segnalandosi al festival estivo di Avellino.

 

L’algido futuro da rumorista si manifestò in tutta evidenza non appena, a sei mesi, prese a lanciare per terra piatti e bicchieri.

 

 

GIOCHI DI FUORI/RUOLO

 

 

Per i pianisti che fatica uscire dal frac.

 

Per il soprano contenere la scollatura.

 

Accorciare i capelli ai direttori.

 

Smettere cravatta e giacca per i consulenti artistici.

 

Cessar di ghignare per i critici.

 

Smettere di suonare per i virtuosi,

 

... di pensare per i profeti delle nuove avanguardie.

 

Smettere la penna per i direttori di riviste specializzate.

 

Scendere dalla torre per i compositori sperimentali.

 

Smettere l’odiosa, elegante semplicità, per le rampolle di buona società.

Che naturalmente suonano il piano.

 

 

DETTI E CONTRAFFATTI

 

 

Enniadi (Da Flaiano)

Non se ne può più. Insiste a suonare brani che potrei anche aver scritto io. Ma che non potrei mai riascoltare.

 

Sala da concerto. Il tale va a corteggiare l’illustre critico. Presenta la giovane piccola fiamma appena conquistata. Si distrae. Torna al suo posto. S’accorge che lei non c’è più.

“La recensirà”, dice F. a cui il piccolo incidente viene riferito.

 

I direttori artistici amano il calendario. Quando non sanno cosa celebrare cadono in depressione.

Una volta han celebrato perfino il primo anniversario di un centenario.

 

Il professionista di paese mostra orgoglioso il figlioletto che sta suonando. Sorride tutto felice. Tutto è comme il faut.

“Per carità”, dice a R., “si tratta solo di un hobby”.

Che prontezza, che lungimiranza!

 

Il calcolatore scrive sinfonie di Mozart. Il calcolatore prepara il master, e stampa i dischi. Il calcolatore programma le vendite e distribuisce i dischi.

Il critico riceve il compact, lo inserisce nel calcolatore, richiama via internet i dati per capirci qualcosa. Affida la recensione al calcolatore...

... poi qualcuno si meraviglia se i conti non tornano.

 

Con le dita fortemente artigliate sull’agogica.

 

Oggi il critico è specializzato come il cretino.

 

 

Goet’ d’inchiostr’ (da Goethe)

Se le bestie sapessero annoiarsi potrebbero diventare pubblico pagante.

 

Ci stimeremmo molto di più se ciascuno si sforzasse di odiare sinceramente il prossimo.

 

Una scuola di perfezionamento può essere considerata come un tale che cerchi per un secolo di intrattenersi placidamente con se stesso, sforzandosi strenuamente d’ignorare la propria stupidità.

 

E’ inutile cercare di comprendere l’idiozia. E’ sufficiente frequentare le cene dell’alta società e le prime del San Carlo.

 

Il ritmo ha qualcosa di magico; ci fa perfino credere che la musica sia tutta lì.

 

Impariamo qualcosa solo dai pianisti che non siamo in grado di giudicare. Gli altri potrebbero imparare da noi.

 

La prima cosa che si esige dal genio è l’amore per la verità.

Per questo esistono tanti mediocri.

 

Gli spiriti che tendono vigorosamente a progredire non si contentano del godimento: esigono placida acquiescenza.

 

 

Kraustrofobia (da Karl Kraus)

Tutta la vita musicale è fondata sul tacito presupposto che l’uomo non pensi.

Un pianista che non mostri ad ogni pie’ sospinto una capace testa vuota non avrà vita facile nel mondo.

 

Quando il collega critico vuole parlare con me, spero fino all’ultimo che la paura di compromettersi lo trattenga.

Ma purtroppo non si lascia spaventare.

 

Per l’artista rampante, la musica è simile a un soprammobile.

Salta sui posacenere come il cane sulla salsiccia.

 

Destinato in origine al commercio, finì poi per dedicarsi alla composizione.

 

In tempo di tangenti ero felicemente sdegnato. Adesso, che tutti i corruttori son diventati correttori, e che i collettori sono integrati connettori, ho dovuto rinunciare anche a quel piacere.

 

Il buon senso accompagna l’artista fino a un certo punto.

Poi dovrebbe prenderlo a braccetto e catapultarlo fuori dalla finestra.

 

Napoli è una città estremamente morale. Puoi incontrare mille sensali prima di trovare una puttana. E spesso è un soprano.

 

La tecnica fa un tale baccano nel camerino affianco che non s’ode più musica in palcoscenico.

 

All’anima non restano cicatrici. Alle orecchie si.

 

Direttori e somari.

Simmetricamente, follia concava e convessa.

 

 

Citazioni e rammendo

“Anzitutto ci vollero parecchi giorni prima che trovassimo un pianoforte, che questo fosse provato e accordato, che venisse insomma messo a punto come ostinatamente voleva e pretendeva l’artista, sempre fertile di nuovi motivi per obiettare ed esigere. Il malumore creato da tali seccature e lungaggini fu però rapidamente compensato dalla capacità di quell’abile talento, assolutamente all’altezza dei tempi e in grado d’eseguire senza difficoltà le più ardue opere del repertorio dell’epoca” (Goethe).

... e continua a propinare gli stessi pezzi ancor oggi.

 

“Non poi non era secondo a nessuno nella sua ammirazione dello Stabat Mater di Rossini, opera veramente strabocchevole di pezzi immortali, in cui sua moglie aveva fatto colpo, una vera sensazione, non arrossiva a dirlo, aggiungendo una fronda alla sua corona di lauro (...) e mettendo totalmente in ombra le rivali nella chiesa dei padri gesuiti in Upper Gardiner Street, essendo il sacro edificio affollato fino alla porta, per sentirla, di virtuosos o piuttosto di virtuosi “ (Joyce).

Dovrebbe sempre essere proibito l’ingresso agli addetti ai lavori.

 

“I seni delle allieve del conservatorio. Vanno avvolti in abiti di mussola rosa e fioriscono sul grosso scartafaccio della musica. Son come le coppe che vibrano tutto il giorno, durante le lunghe ore di classe; l’interno del Conservatorio è pieno di musiche, di suoni, di cucchiaini nelle pancette di cristallo. I seni delle alunne del Conservatorio in grazia della musica che hanno imparato saranno sempre ben conservati. I vecchi professori ingiusti, ma umani, tengono in gran conto per la distribuzione dei diplomi il fascino più o meno grande dei seni delle fanciulle del Conservatorio, seni con un nastrino al capezzolo” (Ramòn Gomez De La Serna).

Senza commento.

 

“Pregio strutturale e null’altro, perché tenti tu l’uomo come il pianoforte il musicista assetato di suono?” (Ramòn Gomez De La Serna).

... detto di seni, naturalmente.

 

 

Per...mutazioni

Il vero compositore crea, poi capisce.

Qualche volta.

(su tema di Michaux)

 

Fai ridere lo spettatore e ti prenderà per un cretino qualsiasi.

Annoialo senza misura e ti farai una reputazione.

(su tema di Somerset Maugham)

 

Prima delle lezioni assomiglio ad una radiosa giornata di maggio.

Dopo, alle pozzanghere di gennaio.

(su tema di Heinrich Neuhaus)

 

 

DIDATTICHE

 

 

Collegio docenti. Istruzioni per l’uso.

Procurarsi qualcosa di piccolo e maneggevole con cui baloccarsi per mezz’ora. Aggiornare l’agenda. Copiare numeri telefonici. Abbassare progressivamente il quoziente. Fingere pausa di interessata riflessione. Inebriarsi di sogni ad occhi aperti. Spegnere la mente.

 

Collegio docenti: bestiario.

La fervente

Prende appunti con il lapis.

Indecisa tra Lourdes e Medjugorie,

venne in missione proprio qui.

 

La zitella

Sublimati Impulsi Offro Tutta Me Stessa Per Nobili Gesta.

 

La miracolata

Insegnante in ruolo con licenza di solfeggio,

sguardo saccente e aria schifiltosa.

 

Il capotico

Si alza indisponente. Prende la parola.

Poi l’accartoccia su se stessa e la butta nel cesto.

 

Il gregario

 “Direttore, un bicchiere d’acqua?”

 

Il precario

Sguardo un po’ liquoroso,

pensa: “mi salvo solo se mi buttano fuori”.

 

La zelante

“Possiamo organizzare il mercatino dei libri?”

 

Il cacciatore d’ombre

Sostava selvaggiamente

sotto il pino del cortile

per procacciare l’ombra

alla sua macchinina

 

La giapponese nana

Al solo vederla

brivido di raccapriccio

lungo la schiena.

 

Ma è solo la prima impressione:

subito t’accorgi

che è pure molto peggio.

 

Il direttore d’orchestra (hem!)

diciotto bambini in fila per due

settantadue strumenti a percussione

due violini

tre chitarre

una tastiera senza pedali:

Nostra Gloriosa Orchestra -

pregate per noi -

Amen.

 

L’ameba

Senza spina dorsale

al rimprovero dirigenziale

supina s’accasciava

e prona si ritrovava.

 

L’elegante

Sempre impeccabile

dava l’impressione

di presenziare tutto impettito

al matrimonio della sorella.

 

La mesciata

Di famiglia benestante

non contenta di mostrarlo

con l’ abito firmato

si tinse i capelli

con poca costumanza.

 

Direttori di Conservatorio / 1

Sopra tutti, Lui.

 

Direttori / 2

Col sorriso sul faccione

interminabile prolusione

 

Direttori / 3

Smarrita ogni misura

aggira la procedura

 

Direttori / 4

“Mettetevi nei panni dei bidelli, dei segretari, dei genitori, del vostro direttore, degli alunni, del sindaco, degli assessori, degli spazzini...........”.

Non ci troveranno mai nei nostri.

 

Soliloqui

Il direttore panciuto

pontifica sullo scranno

 

parla per ore ed ore

senza alcun cedimento

 

Vomita i suoi proclami

d’esattezza matematica

come se fosse Dio

o perlomeno un suo profeta

 

 

L’allievo ‘scapace’.

Giunge sempre per ultimo.

Naturalmente non ha studiato.

Allora solfeggiamo.

Non ha il libro.

Allora dammi un foglio.

Non ha il quaderno.

Allora puoi andare via.

Scoppia a piovere.

Non ha l’ombrello.

Silenzio.

Va bene, s’aspetta tua madre.

Arriva inesorabilmente in ritardo.

 

 

Varie ed eventuali

Allievo tipo.

Un barlume d’intelligenza nei suoi occhi.

E’ solo immaginazione.

 

Superiori gerarchi(ci).

 

Leggo Flaiano per riposare la mente.

Compagno e maestro, descrive così bene l’idiota

da farmi deporre l’indignazione.

 

E’ di ruolo per insondabili coincidenze fortuite.

 

Professori. Di fede.

 

Saggio di Natale.

Convitto d’oche.

 

Nelle scuole, più che l’arte di arrangiare un pezzo

conta l’arte d’arrangiarsi d’un pazzo.

 

Non vedo più educazione al suono,

ma pervicacia del sonno.

 

Gli estremi si toccano: direttori e ripetenti.

 

Scomparsa la dignità

l’insegnamento è nulla.

 

Le graduatorie sono incorruttibili.
Le commissioni no.

 

Viaggi...

Viaggi con la mente oltre i banchetti

della mensa

 

Al vero allievo.

Coglione: premi un solo tasto e ascolta.

 

 

 

 

NOMI E COGNOMI

 

 

Recensione di Paolo Isotta.

Prendo il vocabolario, ma non è sufficiente.

Allora mi procuro un’ enciclopedia specializzata, ma quella voce non c’è.

Quando anche il computer mi chiede un dizionario supplementare, rinuncio del tutto.

 

Convegno su Vitale.

L’ Illustre compositore

ricorda solo

il vino d’Ambra

che ne ebbe in dono.

 

Vocabolario di Baricco

mucca;

c’hai, c’ho, c’ha;

che roba, era una roba, ma che roba;

Va be’;

mi sono messo di buzzo buono;

strana cosa ‘sto film;

allora uno si chiede;

lì, tra risotti;

mica il più alto e geniale;

basta un click;

click.

 

La maglina di cotone

Gianni Emilio Simonetti, ribelle

con la maglietta firmata.

(è falsa quella della foto?)

 

Questo Donatoni

Per coerenza, Donatoni gerarchizzava pure gli effetti personali. Disponeva tutte le sue cose con gesto attento, meticoloso. Sigari, sigarette, accendini, caramelle, penne, gommine, prendevano posto sul tavolo prima della lezione. Poi, come costruendo musica, individuava conseguente e antecedente. Unica incognita, l’esito.

 

La filologia di Castaldi

Castaldi s’incazza se gli sposti una virgola?

Poi lui cambia l’intero articolo, e in effetti ha pure ragione.

 

Gabbie e bastonate

Cage aveva occhi brillanti, vivaci. Poi conservava intatta la sua espressione sorniona, ma zen. Dopo un concerto, sorrideva soddisfatto, come quel maestro orientale che ha appena assestato una consistente nerbata al suo discepolo.

 

L’italiano dei Balletti Russi

Vittorio Rieti veniva in Italia da sconosciuto. Quando gli chiedevi una parte, ti dava l’indirizzo del suo editore, ed era poi affar tua procurartela. La sua musica ricorda Bastianelli, ma le sue Variazioni enarmoniche mi tornano ancora nella mente di notte, quando riesco a sognare.

 

Gli allievi di Nehaus

Conobbi uno degli allievi di Nehaus. Aveva un bel pianoforte, ma con una tastiera completamente priva dell’avorio che solitamente la ricopre. Provai a suonare qualcosa, poi fuggii subito via.

 

Viva Tatiana

Strabiliante Nicolayeva. Dopo un concerto di due ore faceva bis a richiesta? Pensai di metterla in difficoltà chiedendo Scriabin, un preludio per una sola mano. Lei sorrise, si sedette e snocciolò Preludio e notturno, con stupore di tutti.

 

Accidenti Federino

Al Festival della canzone,

al critico eccellente,

col foglio tra le mani,

senza capirne il nome

lo apostrofò ridendo:

“Accidenti Federino...

Ca-ca... va-va...che disastro!”

 

Federino / 2

Dal critico Federino Caccavallo mi aspetto di tutto. Anche che stronchi un virtuoso di fama mondiale auspicando le acrobazie vocali del giovane del vicolo affianco.

 

Federino / 3

Abbado e Muti in taglio basso.
Croce ed Hegel, diciotto righi.

Cinque per la prestigiosa associazione.

 

Mezza pagina è per Carmela.

Nazionalpopolare.

Appare pure strabiliata,

Perché si sente ghettizzata!

 

Varianti

Daniele Sepe

bordel music

anziché

Border Music

 

Quando leggo Arbasino scopro

quante cose inutili ignoro.

 

Il pancione di Pavarotti

è l’unica cosa musicale

che sporge dal televisore.

 

Se Michel Foucault avesse conosciuto

Bortolotto avrebbe molto apprezzato

le pieghe del discorso.

 

 

 

APOCALYPSIS CUM FIGURIS

 

L’allievo privato (1)

La principale preoccupazione dell’allievo privato è recuperare tutte le lezioni pagate ma andate perse, naturalmente a causa sua.

Il suo atteggiamento è generalmente di strafottenza, perché ritiene che stipendiando il suo maestro, questi debba trasformarsi in una sorta di assistente tuttofare che gli garantisce gli esami, lo scarico della coscienza sporca, le uscite clandestine con il/la fidanzata, ed eventualmente la cresta di soldi che gratta mensilmente sulla cifra consegnatagli dal papà.

L’occupazione preferita dell’allievo privato è quella di far imbestialire il suo insegnante, mettendo il pedale dove non dovrebbe esserci ed evitando di usarlo dove sarebbe logico; dimostrandosi incapace di contare scandendo le suddivisioni, e talvolta anche di pronunciare a voce alta i numeri mentre sta suonando; non concludendo pezzi assegnati da mesi, e cominciandone di nuovi (appena letti) ad ogni lezione; portando intere sonate a mani separate, come se fosse compito del maestro infondergli per virtù dello spirito santo la capacità di eseguirle a mani unite; richiedendo di poter studiare brani che sono di parecchie spanne al di sopra delle sue possibilità; reperendo autori sconosciuti e pretendendo di studiarli (storpiarli); sbagliando con estremo rigore le alterazioni delle scale e degli esercizi assegnati.

Pretesa dell’allievo privato è il prestito degli spartiti del maestro per poterne fare le solite fotocopie. Naturalmente la lezione successiva salterà, in quella ulteriore il libro sarà dimenticato a casa, e in quella finale prima delle vacanze si scoprirà che il negozio delle fotocopie sotto casa aveva già chiuso.

Morale: quantomeno non prestate libri agli allievi privati.

 

L’allievo privato (2)

E’ sempre bello poter trasmettere al prossimo la propria arte, benché sottopagati: in fin dei conti ciò ci gratifica dell’affetto dei nostri allievi, e spesso ci tramuta in veri e propri consiglieri spirituali.

Ma come accade ai preti, si potrà star sicuri che nessuno ascolterà le nostre preghiere.

 

L’allievo pubblico

Il bello di questi ragazzini è che non hanno alcuna vocazione. Uno potrebbe pensare che almeno per i videogiochi, chessò, o per il calcio, la pallavolo, il karate. Ma no: tutto appare dovuto, e tutto viene dato non per passione, ma nel migliore dei casi con l’approssimazione che contraddistingue i primi della classe. Bravi ma idioti.

I migliori pianisti, in genere, finiscono per dedicarsi alle percussioni. E quelli più dotati dei migliori presto si annoiano.

Ma una figura è veramente insopportabile. E’ quella dell’allieva che studia, studia, studia. Ma in modo autistico. Se provi a dargli un consiglio, ti guarda con sospetto, negli occhi un lampo di stupidità: come a punirti dell’uscita dal ruolo. Non devi mica insegnarle la musica, ma solo assegnare questo e quel numero, insomma far di conto, come un ragioniere.

Queste qui recitano invece di parlare, e quando suonano fanno caricatura: se provi a notarlo ti sfiduciano con un’occhiata e sottolineano che stanno “interpretando”.

Anche i crumiri sono fastidiosi. Sono stati ammalati per una settimana, o sono appena tornati da una vacanza, ma vengono a lezione! Se li rimproveri per non aver studiato ti rispondono: “ma siamo giustificati!”. E’ vero, sono giustificati per l’ignoranza, ma non per l’insistenza. 

 

Il precario

Si presenta alle nomine annuali con atteggiamento riservato.

Comincia a dialogare col collega sorvolando su tutte le sue attività musicali (che tanto dovrebbero già essergli ben note). Guarda quelli che lo precedono in graduatoria con rispetto, e sta attento a tutto quello che dicono con la coda dell’orecchio: se lo precedono sarà certo per qualche inganno! Commisera tutti quelli che lo seguono in graduatoria, e li usa come puro intrattenimento, fingendo di fare conversazione mentre in realtà è attentissimo a tutto quello che gli accade intorno. Tutto sommato, se li precede, sarà certo per questioni  di merito! Una sorta di pacata complicità si stende come un velo tra numeri contigui: il sette, l’otto e il nove, probabilmente, potranno prendere un caffé insieme (pagato dal nove, naturalmente).

Ad un certo punto, il fischio: c’è quello raccomandato che ha avuto qualche notizia: in tale data fanno le nomine, tutto sarà preordinato, Tizio e Caio sono stati depennati, Sempronio e Mevio sono stati reintegrati.

C’è il cauto ottimista, che pensa che tutto è andato bene finora e che continuerà ad andar così. C’è il pessimista, che teme d’essere buttato fuori, o che paventa i terribili complotti ai suoi danni.

Il peggio, naturalmente, va al realista

 

Il compositore

Ai concerti di musica contemporanea ogni autore porta con sé una gran quantità di compact disc, nella speranza di venderne un po’.

Nella loro maggior quantità vi è la sopravvalutazione di sé e della situazione oggettiva rappresentata dal concerto.

Naturalmente, l’elevata profusione d’autostima del compositore cala precipitosamente non appena la cassiera del teatro restituisce, praticamente intatta, la lunga pila di compact ricevuta prima dello spettacolo.

 

Compositori e tecnologia

Il rumore esterno gli impediva di creare. Allora comprò un piccolo appartamento, e ne fece il suo studiolo privato, un luogo dove appartarsi e poter finalmente comporre in pace. Fece ampi lavori d’insonorizzazione, ci mise un pianoforte nuovo, un moderno computer dotato di sequencer, e una prodigiosa  tastiera con suoni campionati. Prese un registratore professionale, e un microfono grande come una palla di bowling; staccò il campanello ed il telefono, sospese perfino la connessione Web. Poi, finalmente solo, accese tutta l’apparecchiatura, silenziò i motori, posizionò microfono e registratore, mise la tastiera sul pianoforte, pronta ad ‘entrare’ con suoni di violini, clarinetti e contrabbassi. Si sedette infine davanti ai tasti bianchi e neri, e li guardò in silenzio. Solo allora si rese conto di non aver nulla da dire, di non aver poi così tanto da creare.

E tutti i suoi parenti tirarono un sospiro di sollievo.

 

Il re... censore

Per recensire testi di filosofia:

condensare in due paginette le tesi più astruse, fino a che il tutto non risulti compiutamente indecifrabile; condirlo con appena un pizzico di metodo compilativo;  inserire strane citazioni, stile università.

Coltivare il rinvio ad altro (della serie lo hanno già detto Marx, Marcuse, Vattimo...), in modo che a nessuno venga in mente di leggerlo in sé e per sé.

Sentirsi principi ereditari, regina e fante

veri, unici, re (censori).

 

Autore, esecutore

Pieno di sé, il compositore accenna al pianoforte il passo che gli interessa. L’esecutore lo guarda con aria smarrita.

Pieno di speranza, il compositore ripete il passo.

L’esecutore afferma d’aver capito, ma suona un’altra cosa.

Pieno di paura, il compositore accentua i ritmi per l’ennesima volta.

L’esecutore risuona il passo, e sostiene essere quello il modo corretto d’interpretare quella scrittura.

Decisamente incazzato, il compositore tace e chiude il coperchio del piano.

 

La donna del virtuoso

Accessori: vita sottile; chioma da frattale applicato, con giravolta ed impennata; taillerino grigio-bluetto; scarpe di stoffa (fibbie intonate); cinta con fibbia (intonata); programma di sala nella mano sinistra, mano del critico nell’altra; sorrisi ai direttori artistici; ammiccamenti alle megere-pubblico-teatro-di-prosa; come sopra per le megere-abbonate-stagioni-et-prime-ufficiali.

A richiesta (schiocco di dita del virtuoso) si trasforma in agile mescitrice di pietanze e bevande varie; diplomata in flauto traverso, può in caso di necessità adattarsi a voltare le pagine.

Agile donnina tuttofare, giacché sa che il marito

fa di necessità virtù, si arrangia come può.

 

 

LIRICHE APOCALITTICHE

 

 

Professione voltapagina

Spirito d’abnegazione,

volto trasognato:

occhio adorante

alla pagina manoscritta.

 

Con cura certosina

sporge il culo dalla sedia.

Pronto a scattare

verso l’eternità.

 

 

Bambino prodigio

Precoce.

Prese a suonare

all’età di tre anni:

battendo le mani

per mamma e papà.

 

 

Mostro/Maestro

Convinto della ‘missione’

si chiama educatore

pianta paletti ovunque

stroncando talenti in erba.

Esperto docimologo

è intollerante e sordo.

Cocciuto, irreprensibile

cede all’Autorità.

Ecco, china la testa

e subito dice “sì”.

Didatta, ed imbecille,

premiato in società.

 

 

Per Marina (Cvetaeva)

Provai,

a metterlo alla porta

ma quello ebbe successo.

si comperò la casa,

l’intero fabbricato,

due o tre redazioni,

molte televisioni.

Vincente nei sondaggi,

fu eletto presidente.

Oggi è ancora lì,

ed io purtroppo qui.

 

 

Il segaiolo.

In pieno delirio

d’onnipotenza,

fece sul corriere

elogio d’impotenza

descrivendo acutamente

l’arte del masturbar.

 

 

Il critico

Amava citare autori

che non conosceva,

suonare musiche che

non aveva mai cominciato a studiare

e leggere libri che non aveva mai posseduto.

Critico di professione, spiegava agli altri

le cose che non capiva.

 

 

Il pianista

Solita saletta da concerto.

Pianoforte appena scartato (avrà minimo vent’anni).

Coperchio alzato.

Suono ovattato,

clamore insopportabile,

il caldo pure.

Incomprensibile effluvio di spettatori.

Cui prodest?

 

Tocco

Tocco: suono da te ché poi suoni da me.

Ritocco: ho suonato da te, poi vediamo da me.

Controritocco: davvero ho suonato da te?

Cartoccio:............... (sparizione dell’interlocutore)

 

 

Il fuggitivo

Finite le lezioni

apostrafa il collega,

s’avvia tutto contento

a guadagnar l’uscita.

Sta proprio giustappunto

per scendere

di piano, che ecco

immantinente

ode la voce nota.

Gli giunge fastidiosa

fin dentro la cervice.

Laggiù c’è proprio lui,

fermo pastore milite

a presidiar l’uscita

del gregge pecorino.

Parla, parla, e riparla,

non smette di parlare.

Allora il poveraccio,

ritorna in sulla rampa

e per non farsi scorgere,

non farsi catturare,

resta fermo impassibile

nel nero corridoio.

(Per ore l’altro giorno

l’ha preso in sua mercede

con stupide questioni

voltate e rigirate).

Attende con pazienza

minuti e quarti d’ora

pur di non incorrere

nell’aspra comunione.

Aspetta, aspetta, aspetta...

e infine ecco una luce:

precipitosamente,

“uscita d’emergenza”

giù lungo le scale

per evitar gl’incendi.

 

Il Teatro

Tema: puoi suonare per la mia rassegna?

Controsoggetto: ci sono pochi soldi, ma molta pubblicità.

Modulazione: al limite c’è una percentuale sui biglietti.

Ripresa variata: sai, abbiamo poco pubblico, occorre rivedere l’accordo.

Raddoppio all’ottava: ... ma sei già sui manifesti, e sui cinquemila programmi...

Cadenza d’inganno: puoi rifarti un po’ col rimborso spesa.

Gran Finale: mi fa piacere che hai deciso di suonare comunque.

Coda: il Ministero stanzia cento milioni per la rassegna.

 

 

GLOSSARIO PER SFIGURARE IN SOCIETA’

 

 

Accredito (1): pratica sconveniente che consente al critico, alla sua amante, al suo vicino, all’amico fraterno, al politico che glielo ha chiesto, al collega di cronaca, al capoufficio della sorella, alla vecchia zia melomane,

di assistere gratis ai concerti importanti. Senza poi recensirli.

 

Accredito (2): pratica sconveniente che consente al critico, alla sua amante, al suo vicino, all’amico fraterno, al politico che glielo ha chiesto, al collega di cronaca, al capoufficio della sorella, alla vecchia zia melomane, di snobbare i concerti meno importanti non andandoci, impedire ai teatri di vendere i relativi biglietti di prima fila e, naturalmente, crearsi l’alibi per non recensirli.

 

Assessore: “Mi presenti un progetto”.

 

Cachet:

prima fase: “Promessa di pagamento posposto”.

seconda fase: “Promessa posposta”.

terza fase: “Promessa supposta”.

quarta fase: “Supposta”.

 

Compositore: definito ‘giovane’ per troppo tempo, invecchiò precocemente.

 

Disfatta: lo sguardo ebete dell’allievo.

 

Filologia: disciplina che consente di fraintendere rigorosamente un brano.

 

Internet

{[(...)]}            Puntiglioso

 

:::                     preciso nel digitare

 

:  (                    spettatore

 

: )                     iena ridens

 

!  )                   soprano ammiccante

 

:  o                   giovane cantante pronta a tutto

 

:  O                  vecchia cantante già navigata

 

:  <=                maestro baffi e pizzetto

 

:  +                   compositore senza parole

 

:  )))                 critico davanti al potente

 

:  (((                 critico davanti all’esordiente

 

?                      saggio

 

........                stratega

 

!                      imbecille

 

;...,...;               sussiegoso

 

....!                  imbecille indeciso

 

!!                     coglione

 

 

Malessere: incapacità di comprensione, lettura, cultura. Affligge tipicamente i musicisti che pensano di essere all'avanguardia per il solo fatto di utilizzare una serie.

 

Militante comunista: “vieni alla Festa per discutere il progetto”.

 

Militante forzista: “si accomodi nel salottino per discutere il progetto”.

 

Militante fascista: “ci vuole un po’ d’ordine in questo progetto”.

 

Provincia: Ti chiamano dalla Provincia per fare dei concerti. E i fondi? Ci sono. Allora fai dieci telefonate, chiedi a tutti i musicisti che stimi, poi richiami gli uffici della Provincia, stabilisci le date, l’ora, il contenuto degli spettacoli, che il compenso è netto benché ridotto, infine sposta tutti gli altri impegni per quel periodo, comincia a preparare i comunicati. Per scrupolo prima di inviarli ai giornali telefoni di nuovo...: “Mi dispiace, i fondi non sono bastati”.

 

Regione: Vai alla Regione, ci sono i soldi per le associazioni. Allora scrivi un progetto, presenta i bilanci, segna ‘col patrocinio della Regione’, anticipa i soldi, paga il fiscalista affinché tutto sia in ordine, paga lo strumentista, paga la Siae, paga l’Enpals, prepara la rassegna stampa, torna agli uffici della Regione, presenta il tutto e sentiti dire: “Mi dispiace, i fondi non sono bastati”.

 

Recensione discografica: arte d’ascoltare tre minuti per stroncarne cinquanta.

 

Software: il noto software di videoscrittura musicale fa bestemmiare in turco chiunque eserciti la logica. Clicca qua, riclicca là, ‘setta’ questo, ‘resetta’ quest’altro,ora s’inchioda, non stampa le gambette, vanno ‘ancorati’ i forti e gli andamenti, scegliere per qualsiasi banalità tra mille opzioni inutili.

Inventato il computer per semplificare la vita, non riuscirono propriamente nell’intento.

 

Talento: è insufficiente in molti arrivati.

Resta da capire cosa ne facciano quelli che sono partiti.

 

Virtuoso: poche idee, ma espresse con grande evidenza.

 

 

ESTETICHE

 

Estetiche paraboliche

Miniromanzi fatti di brevi messaggi SMS, cellulari GSM caldissimi per il superlavoro.

Un cult estivo, surrogato per drogati della rete, quelli che non possono fare a meno di esserci, almeno via etere.

 

Estetiche iperboliche

Enfatizzare chi ce l’ha più grosso. Mostre del cinema hard, speciali quotidiani con foto osé, aspiranti Miss Italia con tette che svettano sotto trasparenze, trini, velette. Gigantografie pubblicitarie, Fellini blando anticipatore, un fumetto degli Antenati. Lune che si accendono come abatjour, primi piani di denti bianchissimi, ascelle depilate, insetti come mostri, labbra carnosissime ai limiti della sopportazione.

 

Estetiche dell’ubiquità

Esserci in ogni luogo diversificando le caselle postali di Internet, moltiplicando le proprie qualifiche, con biglietti da visita e carte intestate ad hoc, tre numeri di cellulare, quattro segreterie telefoniche, reportage dai quattro angoli del globo. Affacciarsi contemporaneamente su programmi differenti, megaschermi che lo consentono. Stanze l’una dentro l’altra, con tre visori accesi. In camera da letto il portatile. Politici e soubrettes che guardano da ogni canale, contemporaneamente. Break pubblicitario, cambio d’abito repentino, volti differentemente ubiqui.

 

Estetiche tautologiche

Uomo-donna insieme, macchine organiche, ciberpunk, destra e sinistra, mescolanze ultracultpop, confusione tra buoni e cattivi. Velare e scoprire senza troppa parsimonia.

 

Estetiche medianiche

Il medium è il messaggio. Bruciate il postino.

 

Estetiche inorganiche

Bellezza del trash. Vicoli delle metropoli popolate di rifiuti. Sanno tanto di Blade Runner, fanno un po’ fantascienza e un po’ postmoderno. Paccottiglie vittoriane, Vittoriali addobbati, juke-box d’epoca, addobbi d’auto d’una volta. Oggetti e vesti delle stars di Holliwood, milioni all’asta, con l’asta ti ritrovi. Pagine di fumetto: copia della copia oppure l’originale e il suo doppio? Warhol capisce tutto, ma è superato da Topolino.  Il sogno del sogno si stanca d’essere sognato. Borges è cieco con centomila volumi. Diabolik e Mandrake vendono più di Goethe, e vengono pure recensiti.

 

Estetiche organiche

Poi non lamentiamoci della cacca.

 

Estetiche dell’imballaggio

Funziona molto imballare monumenti storici di una piazza. Vengono confezionati proprio come dei pacchetti, con tanto di fiocco scarlatto.

Funziona ancora presenzare le scatole vuote di generi alimentari, di consumo o di lusso. Pannolini, maccheroni, cosmetici o lattine di birra. Il consumo svuotato dalla consumazione. Il resto della merce e molte altre cose ancora.

La cosa che resta dice ancora molto, non solo ai poveracci che girano in lambretta alla chiusura dei supermercati, per ritirare cartoni da rivendere all’ingrosso.

 

Estetiche in frantumi

La cosa vecchia, la cosa rotta, appare deprivata della sua funzione d’uso. Questo la rende affascinante per la sua gratuità, ancorché sia evidentemente impossibile farne dono a qualcuno.

 

Estetiche del riflusso

Certi autori sono veri esperti del riflusso. Consumano beni di contrabbando: idee, competenze, intuizioni, anticipazioni. Poi le riuniscono in libri patinati, esibiti con le loro copertine in quadricromia nei più popolari dei talk show. Così l’idea si volgarizza quanto basti per farla diventare patrimonio comune: è una specie di legge dell’evoluzione. Oggi, per sopravvivere, un pensiero qualsiasi deve prima camuffarsi.

 

Estetiche trash

Non mi viene esempio migliore dei neomelodici. Non per quello che essi sono, ma per come vengono presentati al pubblico 

 

Estetiche morphing

Tipo politico medio, per intenderci.

 

Estetiche del saccheggio

Quando rubano i titoli dei loro articoli.

 

Estetiche scratch

Chi improvvisa va piano e va lontano.                        

 

 

 

CATALOGO DEGLI OGGETTI RITROVATI

 

 

Diserzioni

La ‘resistenza’ allo schema del potere è passata attraverso alcuni oggetti di consumo...

 

Oggetti ritrovati

..... le merci.

 

Fast food della cultura /1

E’ un luogo ancora metaforico. La sua nozione nasce dall’idea di ‘progettare a tavolino i desiderata del consumatore’, e cioè dall’aspirazione industriale di indurre i gruppi subordinati al consumo di merci predefinite. A questa strategia ha corrisposto una fase di prassi di consumo passivo. Poi, con l’evolversi di gusti stratificati e complessi e la crescita di un benessere generalizzato, esclusivamente occidentale, anche il consumo si è diversificato, e accanto a quello meramente passivo, riportabile a fruitori non evoluti o semplicemente distratti, si è prodotto un ‘consumo motivato’. Qui la determinazione personale può condurre alla scelta  di oggetti non necessariamente (non solo in quanto lo siano) iperpubblicizzati.

 

Fast food della cultura /2
Il fast food della cultura è un’utopia. Merci predeterminate; dalla scelta e consumo estremamente rapidi. Non coincide con un luogo reale, perché altrimenti tale luogo dovrebbe essere, e subito apparire a prima vista, sconfinato.

Un panottico dei consumi oggi non può darsi se non in modo virtuale: Rete==> mercato==> magazzini ipermediali.

 

Comunicazione

Il senso si attenua quando diventa segnale e percorre il nastro della comunicazione ipermediale.

 

Juke-box. Free juke-box

E’ un’aspirazione all’americanata. In Europa riporta indietro nel tempo, agli anni Sessanta, quando si creò l’ampia mitografia yankee. Spesso la genealogia del costume ricostruisce questa ascendenza con un senso di fastidio, rilevando il progressivo asservimento culturale europeo (italiano e britannico) alla non incruenta invasione/induzione di nuovi bisogni e beni di consumo. In realtà la pervicacia politica con la quale fu orientato e spesso danneggiato il naturale sviluppo di ampie zone soggette all’influenza degli interessi Nato, come l’area del Golfo di Napoli, Bagnoli, Pozzuoli, così ben descritta nelle sue opzioni più disgustose  da Ermanno Rea (Mistero napoletano), e certamente condannabile, non va assimilata tout-court, nel giudizio, alla proliferazione di nuovi ‘oggetti’ di consumo, e al cambiamento della percezione estetica, stilistica, che tale proliferazione ha avuto. Nel senso che quest’ultima ha assunto nell’adeguamento ed europizzazione degli oggetti ‘importati’, connotati rivoluzionari, di resistenza, paradossalmente talvolta anche antiamericani (qui la stringa ritorna all’incipit).

Lo scopo: il miglioramento della qualità della vita, non l’imitazione del modello.


 

EPILOGO

 

In questa sezione, a grande richiesta, si propongono riveduti e corretti alcuni paragrafi tratti dal precedente “Manuale del mancato virtuoso” (Napoli, Esi 1998).

 


 

FUORI CONCORSO

 

Bambinette

Le bambinette-prodigio che ascoltiamo suonare in televisione, vincitrici di concorso, geni di  sicura futura fama, potrebbero essere  nonostante tutto abbastanza simpatiche se lo sfruttamento perpretato ai loro danni da mamme gaudiose stile Leopoldo Mozart non rendesse questi mostriciattoli simili ad istrici ammaestrati pronti a rizzare gli aculei contro tutti, ritenendosi ormai summa di tutto lo scibile musicale, assegnatarie del Sacro Graal  dell' arte della tastiera.  Se per caso le si incontra in un salotto, il loro atteggiamento verso i comuni mortali è freddo e schifiltoso, quasi di ribrezzo, come se un alone impenetrabile le separasse da tutti gli altri;  una scia olezzante di genialità.

 

Nulla a loro importa

di nulla son curiose:

esse son fredde e noiose.

 

E se a loro è stato dato il Graal della freddezza e la precoce virtù digitale  a tutti noi semplici musicisti non resterà che piangere nel nostro calice, per poi farne dono a queste vergini prodigio.

Che possano berne con voluttà, strozzandosi  senza troppo clamore, e con perfetta dignità da genio.

 

 

Bestiario: i vincitori

Fra i pregi del cosiddetto tipico vincitore di concorso vi è senz'altro la "chiarezza d'idee", l' "unicità" o univocità delle sue esecuzioni, insomma il suo (non) caratterizzare un brano, informandolo di un'unica mera intuizione (ad esempio quella ritmica): e che sia sempre la medesima idea, perché una tale granitica convinzione della verità non può concedersi variabili o varianti.

La chiarezza, la pulizia, l'uniformità creano il vincitore di concorso standard. Ma allora l'incapacità di presentare variabili di un'interpretazione significa in quest'epoca essere dei buoni musicisti, e la perfezione o chiarezze d'idee (dell'idea con la 'i'  minuscola)  significa possedere un'originale linea interpretativa!

E invece, l'eccessiva semplificazione della linea melodica di un brano, l'asservimento della sua complessità ad   un'  unica scelta preferenziale, la limpidità tecnica, la chiarezza e lapalissianità delle invenzioni (quando ci sono è il migliore dei casi) non sono qualità propria senso che si  adattano ad un buon ragioniere. Ma che strano: in letteratura, pittura, e in tutte le altre arti (quelle che non necessitano di un mediatore), l'uniformità, la cristallizzazione delle forme è ritenuta un difetto, indice di convinzioni troppo rigide, che porta inesorabilmente alla noia. Si immagini poi un pittore  in grado di riprodurre in un numero infinito di copie la stessa opera; non ci verrebbe il sospetto che tale capacità perfettamente simmetrica e simmetricamente perfetta nasconda non un artista tecnicamente agguerrito né un tecnico con velleità artistiche ma nulla più e nulla meno che uno tecnico stupido. Già, perché  ai concorsi si premia null'altro che la stupidità, attratti dall'uniformità e dalla chiarezza. Soltanto uno stupido può essere talmente convinto di una sua esecuzione da assegnarle indefinitamente il rango di 'unica' e 'perfetta'; e soltanto uno stupido può sopportarne ogni volta la ripetizione senza annoiarsene.

Fortunatamente, se lo stupido non si annoia a guardare il pallone gonfiato e colorato, c'è chi per lui, dopo ogni sguardo, s'alza e se ne va, perché anche una bella palla, una palla proprio magnifica, tutta colorata e (gaudio) perfettamente sferica dopo poche occhiate  stanca irreversibilmente.

Questo terzo incomodo, che non accetta, è il pubblico, il quale spesso non è coinvolto, specie se l'automa-palla in questione non è ancora noto. Ma se sfortunatamente l'automa addiviene al successo (miracoli di  concorsi e di amichevoli 'pacche' sulle spalle di chi sa e chi può), ebbene anche il pubblico resterà  in sala ad annoiarsi, a patire la fine del concerto,  distratto semmai dallo sguardo che la vicina di poltrona lancia all'altrui  collier di diamanti.

 

 

Bestiario: i commissari

La megera: in ogni commissione c'è una grassa e non più giovane signora, tanto più orrida quanto maggiormente avvezza all'andazzo istituzionalizzato di esami e concorsi. Questa befana è capace di qualsiasi aberrazione: potrebbe candidamente ammettere di essere stata raggiunta telefonicamente dalla sua più cara amica per un "ti raccomando". Potrebbe ammettere di concedere "uno o due punti in più, ma solo per amicizia, s'intende!".

Attenzione: col sorriso sulle labbra ed il volto amabile può proferire le più ridicole bestialità musicali, e tacendo commettere le più inique scorrettezze: della serie" temi chi tace".                 

L'uomo dal vestito grigio. Richiama certi personaggi di Michael Ende o di Savinio: è uguale a sé stesso da quattordici anni. Se può si  iscrive al club dei bigotti. Suo idolo preferito Ponzio Pilato. I suoi allievi sono simili a donne magrissime: completamente piatti e asessuati.    L' anziano pian-ista .  Motto abituale: "chi va piano...". Andamenti privilegiati: lento ed obsoleto. Pedali: va sempre con sordino e in sordina. Dimenticanze preferite: non conosce Glenn Gould e crede che Alan Ford sia un grande scrittore.

La direttrice: generalmente nevrotica e con frequenti crisi estetico-sessuali, sfoggia abiti che pongono in risalto doti femminili inesistenti. Tra i suoi titoli un passato da accompagnatrice ed una laurea conseguita con difficoltà. Assegna premi ad esecuzioni che ammette essere "nemmeno scolasticamente corrette". Riesce miracolosamente a leggere un regolamento.

L'insigne didatta. Compositore in pensione. Pubblica bassi tematici e canti dati (immemore qualche esecuzione di un suo brano originale).  Costa lire ottantamila l'ora. Non riesce a condensare due lezioni in una (sarà la sua lunga esperienza). Per diplomarsi con lui occorrono dieci anni ed undici mesi.

 

 

Bestiario: i concorrenti

La fanciulla belloccia. Si presenta in genere con un vestito serie mezzaborghesia. Suona discretamente e con apparente disinvoltura. Si distrae tuttavia dal pianismo (la sua piccola mente scantona) e le dita svolazzano su ingrati passaggi.

Il fanciullo occhialuto.  Nello stile 'dottorino'. In genere cura con attenzione l'estetica: ha i capelli tirati  a modo, giacca e pantaloni con le pence. Promette più di quanto conceda.

La grassona ansante.  E' della serie di quelli che pestano, cercando tuttavia di convincere tutti della loro capacità di 'pianissimo'. Cavallo di battaglia: la Leggerezza di Liszt.

Il figlio di/l'allievo di. Si avvicina con indifferenza e studiata noncuranza al tavolo della commissione. Il viso assume una smorfia schifiltosa. Con indice e pollice consegna il documento. S'avvia al pianoforte. Estrae l'onnipresente fazzoletto col quale pulire la tastiera (onde allontanare il sospetto di qualsiasi estranea sudorazione). Poi guarda il soffitto, come in cerca d'ispirazione. Infine pigia i tasti.    Benemeriti figli d'arte. Benemeriti figli di.

L'indisciplinato. Non si presenta all'appello. Pretende poi di suonare per legittimazione. S'avvicina al tavolo col casco della motocicletta sottobraccio (della serie "suono e vado via"). Opzione è l'autoradio estraibile ultimo-modello-con-cerca-programmi-elettronico. Porta seco i libri, ma li lascia per dimenticanza sotto al suddetto casco, o sotto alla suddetta autoradio. Suona.

Si teme allora qualche incidente di percorso (serie "stunt-man") o qualche meningite infantile.

Il grande assente. Ai concorsi partecipano cani e porci. Unico grande assente J.S. Bach.

 

 

DELLA  DIDATTICA

Molti  insegnanti di composizione hanno cataratte davanti agli occhi: quinte e ottave parallele impediscono loro di scorgere quanto di buono e bello si cela in un brano; seguire un didatta equivale così a mortificare la propria creatività, e chi  -facendosi forza- riesce a sopportarne la vicinanza per un anno o due vedrà indebolirsi  ed affievolirsi l'estro, quando non addirittura l'amore per l'atto stesso del comporre.

In compenso, a mo' di  pince-nez gli appariranno davanti agli occhi tritoni e sincopi armoniche.

Cercasse dunque lo studente un insegnante di composizione musicista, che sia ancor vivo, e componga brani eseguibili. E facesse invece a meno di questi insopportabili pedanti, che in tutta la vita son riusciti soltanto ad imitare questo o quello stile.

 

 

MENDICANTI ET SIMILIA

 

L'accattonaggio dei baroni di conservatorio (ma non certo di tutti gli insegnanti) si manifesta non tanto nel prendere allievi privati, e nemmeno nell'ingerenza e prepotenza del loro tariffario, ma nella prassi ricattatoria verso l'allievo, espressa attraverso l'obbligo di una assidua ed inesorabile frequenza, attraverso la minaccia di non presentarlo agli esami,  ed in generale nel tentativo di sfruttare il più a lungo possibile la gallina dalle uova d'oro.

E quanto più è esosa la tariffa, formalmente corretto il rapporto ed apparentemente rispettabile la mera estetica, tanto meno si consegna alla spugnosa mente del privatista, il quale non solo paga (e paga perché non ha avuto chi lo raccomandasse  ai fini dell' ammissione in conservatorio), e paga tariffe esose (il rapporto tra una normale lezione ed una lezione di questi professionisti del guadagno è di uno a otto), ma si vede poi anche mortificato ed insultato (vero insulto alla conoscenza) proprio in ciò che più gli è caro: il valore.

E allora a nulla vale far presente che le lezioni son pagate col miserabile gruzzolo dovuto  a lavori saltuari, a nulla cercar di conquistare la stima del barone: il pregiudizio opererà comunque contro l'allievo privato, che verrà sempre considerato alla stregua di una grassa vacca, da mungere il più possibile, e fino a farla morire d'inedia.  Inesorabilmente.

 

 

DEI  CORSI  ESTIVI

 

Il corso estivo standard è quello che elude calde sudorazioni emozionali. E' condotto in genere dagli stessi insegnanti che decidono le sorti dei concorsi o degli esami; essi diventano, così, avvicinabili alla modica cifra di cinque o seicentomila lire per una settimana di corso collettivo.

In questo breve periodo si può imparare tutto sulla musica, ed ogni punto oscuro della propria bieca formazione conservatoriale sarà illuminato da una vivida e sfolgorante luce: le intuizioni estive di quegli stessi insegnanti incontrati nei corridoi del conservatorio!  Con turni estenuanti all'unico pianoforte (moltiplicato per venticinque corsisti) si potrà anche suonare per mezz'ora al giorno! e fare lezione ogni due giorni col docente sempre più ciotto e cotto (nell'ora di libertà corre a rinfrancarsi: laide membra galleggiano in piscina). Le sue rivelazioni vi apriranno sordidi universi esecutivi, e sarete contaminati dai due o tre allievi privati, pezzi di virtuosi,  che sempre il maestro porta seco per dimostrare   ai   miscredenti la grandezza della sua scuola.

La massima ambizione dei corsisti è l'agognato saggio finale nell'immancabile chiostro messo a disposizione dal comune (della serie "viva la cultura").

Così, se non piove,  si potrà ascoltare la summa di queste monster-class: caldi deliri di mezza estate.

 

 

IL PROGRAMMA DI SALA

 

Siamo diventati degli artisti pattumiera: la nostra principale attività è rivolta alla collezione di pezzi di carta dalla magniloquente intestazione:

Concerto del pianista...

e chi più ne ha, più spende in fotocopie, che girano per i conservatori d'Italia senza essere mai sfogliate da alcuno, incrementando quel patrimonio cartaceo che Cortazar descrive come un mare di celluloide.

Ciò che è più triste è lo svuotamento di contenuto patito: qualsiasi compromesso viene accettato pur di possedere un programma in più da esibire. E il valore? la sostanza di una esecuzione pubblica? la giusta remunerazione per questi concerti? Tutto ciò non vale ormai nulla, e nessuno suonerebbe senza avere in cambio, almeno, quella squallida locandina, quel pezzo di carta inutile per tutti, tranne che per i Designati, i Grandi Eletti, i Promessi della alleanza. Figli d'arte, di politici, allievi unici di grandi baroni.  Soltanto  per  loro  ha un  senso collezionare carte.

Che tutti gli altri lascino con buonumore i loro programmi, e la qualifica di artista pattumiera, a questi futuri insegnanti, cercando almeno di far musica sul serio, e  fuori dalle patrie officine musicali.

 

 

ALTRI EPITAFFI

 

Parafrasando Karl Kraus, oggi la musica è la quintessenza di tutto ciò che si è dimenticato.

 

La grande utopia: il pianoforte non sia più uno strumento a percussione.

 

La musica contemporanea defunge ogni giorno attraverso la perpretata 'avanguardia' di oltre quarant'anni fa. Suo triste epitaffio è la didascalia, piena di segni altrimenti incomprensibili che simbolizzano suoni vecchi di mezzo secolo. Siano dunque gli spartiti del futuro simili ad Urtext, dove nemmeno l'errore è celato.

 

Oggi quello che si chiede all' interprete è di non essere caratterizzato quale artista, nel senso creativo del termine, ma di   astrarre la sua personalità dal brano musicale, di cui dovrebbe risaltare invece l'intrinseco carattere e l'originale personalità del compositore.

Così l'interprete di oggi è un mero esecutore, che si illude di volta in volta di dar luogo alle idee di Bach, Mozart, Strawinskij, quando invece non fa altro che riprodurre meccanicamente i segni che questi ultimi posero su un foglio di carta.  Il fine ultimo di questi grandi compositori era la musica; il fine di un esecutore è il semplice foglio pentagrammato, da cui trae pretesto per proclamarsi virtuoso.

Si può ben dire che ai concerti tenuti dai locali virtuosi anche le sedie inorridiscono.



* Pianista, compositore e musicologo, è tra gli esponenti di rilievo delle nuove avanguardie musicali nazionali.  E’ autore di alcuni volumi di estetiche e prassi della musica contemporanea (Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane), e di numerose composizioni (Milano, Edizioni Curci) eseguite in importanti festival nazionali e internazionali. Dirige la rivista di musiche contemporanee “Konsequenz” per Liguori Editore. Suoi scritti vengono ospitati periodicamente dal quotidiano ‘il manifesto’.