Donizetti
a Pollena
In vacanza alle pendici del monte
Somma, Gaetano Donizetti compone con ritrovata serenità. A Pollena
Trocchia, alle falde del monte, ospite dei Capece Minutolo duchi di San
Valentino, in località La Vigna si trova ancora un masso di lava eruttiva del
vulcano dove si dice sedesse, intento a scrivere “Lucia di Lammermoor”. Pollena
Trocchia, come riporta Matteo Scherillo in un noto lavoro sull’Opera Buffa a
Napoli, “è un paesetto alle falde del Vesuvio, famoso come Peretola o Panicocoli”.
Proprio Pollena è un esempio di connubio tra sacro e profano, opera buffa e
protezione miracolosa, festose mandolinate intitolate alla cittadina, da cui si
può scalare il monte, e persistenze-evidenze di fede. Giuseppe Gazzaniga terminava un suo “Barone di Trocchia” nel 1768,
facendo seguito a quello di “Lonardo
Vinci masto de cappella napolitano”, per esorcizzare con gli amori la
paura di uno dei paesi dai quali si può tracciare una linea immaginaria verso
San Sebastiano, Portici e Torre del Greco.
Donizetti pare fosse uso recarsi
proprio nella chiesa della Santissima Annunziata di Trocchia per provare la Lucia
all’organo. Una iscrizione, apposta solo nel 1911 dal conte Ambrogio Caracciolo
di Torchiarolo ricorda che “Gaetano Donizetti, al silenzio verde di queste
pendici, veniva ad ispirarsi per le sue composizioni immortali”. Poco distante
dal monumento e dalla lapide, nei pressi dell’antica Villa Trinchera, sorge da
qualche anno uno dei tempietti eretti in onore di Padre Pio, meta di pellegrinaggi cagionati da
un evento miracoloso verificatosi lungo la strada-sentiero che porta al monte.
Tagliato il ramo di un albero che sporgeva sulla via nova, sul tronco reciso,
ad alcuni metri di altezza, è comparso un volto che sopravvive oggi solo in una
macchia. Nei giorni dell’evento l’effige mostra fin nei dettagli una delle
immagini più note del santo, e chi scrive ne è testimone.