Il Tramonto e Donizetti, la parafrasi
di Girolamo De Simone pubblicata nel cd ‘Ai piedi del monte’, usa alcuni
celebri brani di Donizetti: Raggio d’amor parea, Una furtiva lagrima, e parte
del primo atto della Lucia di lammermoor. I temi donizettiani vengono
‘trattati’ da Girolamo De Simone, e fusi con alcune ‘promenade’ minimaliste ed
evocative, che tendono a ricreare l’atmosfera del tramonto nelle vigne tra
Sant’Anastasia e Pollena care a Gaetano Donizetti...
Non
lontano dall’attuale vigna delle Cantine Olivella, Gaetano Donizetti veniva a
ispirarsi, al silenzio verde delle
pendici del Monte Somma per scrivere
alcune delle sue composizioni immortali. Il Maestro fu ospite dei duchi Capece
Minutolo, e si racconta fosse uso salire per la vecchia via che conduceva a
Sant’Anastasia, antico “Casale di Santo Nastaso”, e sedersi su un masso dal
quale poteva dominare l’ampio panorama. Lì pare abbia scritto le note della
“Lucia di Lammermoor”.
Il podere “La Vigna” era di proprietà
del marchese don Peppino Cavallanti, che scriveva di mille cose alte al
Maestro, e, tra queste, del vino da lui approntato: “resta solo sapersi se
viene chi deve beverlo...” (sic). Donizetti amava passeggiarvi, e fu dapprima
ospite dei duchi già menzionati, poi forse andò per suo conto e fu ospite del
Cavallanti, che però a sua volta risiedeva dai Marchesi di Pappano, famiglia
“Pallamolla”. Nel 1910 il palazzo dei marchesi fu acquistato dalla famiglia
Maiello, e poi, nel 1911 dal Conte Ambrogino Caracciolo.
Tra
l’ulivo e il sasso ove il celebre maestro soleva sedere, il conte Caracciolo
pose una lastra a ricordo perenne.
Oggi l’ulivo è ancora lì, a coprire
d’ombre il masso levigato dove sedeva Donizetti; il panorama è sempre lo
stesso, perfino il silenzio sopravvive, e noi coltiviamo il sogno della
riscoperta, per legarci ancor più alla nostra città, sentire ancor vivo il
senso di appartenenza e l’orgoglio di rivolgersi verso l’alto, così come in
fondo l’etimologia del nome Anastasis, rinascita, suggerisce... (Girolamo De
Simone)
Il furioso all'isola di San Domingo è un'opera
semiseria di Gaetano Donizetti su libretto di Jacopo
Ferretti.
La
prima rappresentazione ebbe luogo il 2 gennaio
1833
al Teatro Valle
di Roma,
con vivo successo. Il ruolo del protagonista, Cardenio, è la prima grande parte
per baritono
composta da Donizetti. Alla prima fu sostenuto da Giorgio Ronconi, all'epoca
ventiduenne, a sua volta considerato il primo grande baritono
della storia. L'opera ebbe pertanto un ruolo fondamentale nella definizione di
questa tipologia vocale, in chiave già decisamente preverdiana. Sul piano
drammaturgico, si tratta di una delle poche opere
che ritraggano la pazzia maschile, sia pure in chiave tragicomica.
Tipico
esempio di melodramma semiserio, Il furioso alterna bruscamente episodi
patetici e comici, pur pendendo sensibilmente sul fronte della commedia. Il
ruolo del buffo è incarnato dal servo negro Kaidamà, su cui il protagonista
sfoga le proprie delusioni amorose a colpi di bastone.
La
parte di Cardenio, per contro, ha momenti di grande nobiltà, come nella cavatina
Raggio d'amor parea o nell'arioso Ma dì,
perché tradirmi?, prima dell'incontro con Eleonora, nel quale l'orchestra
accenna le battute iniziali della celebre romanza
di Nemorino nell'Elisir d'amore, Una furtiva lagrima.
L'elisir d'amore è un'opera in due atti di Gaetano
Donizetti su libretto di Felice Romani.
Definita
in partitura
«melodramma giocoso», rientra a pieno titolo nella tradizione dell'opera
comica, anche se in essa trova ampio spazio l'elemento patetico, che raggiunge
la sua punta più alta nel brano più noto: la romanza
cantata dal protagonista Nemorino, Una furtiva lagrima, brano entrato - come
del resto l'intera opera - nel cosiddetto repertorio
(e non a caso è stato incluso - nella versione storica cantata da Enrico Caruso
- quale leitmotiv
della colonna sonora del film di Woody Allen, Match Point).
L'opera
andò in scena per la prima volta il 12 maggio
del 1832
al Teatro della Cannobiana di Milano, che
l'aveva commissionata in sostituzione di un'opera che non era stata preparata
in tempo da un altro autore. Romani aveva derivato il libretto
da un testo scritto l'anno prima da Eugène Scribe
per il compositore Daniel Auber, Le Philtre (Il filtro).
Alla prima cantarono Sabina Heinefetter (nel
ruolo di Adina), Giuseppe Frezzolini (Dulcamara), Henry Bernard Debadie
(Belcore), Giovan Battista Genero
(Nemorino).
Donizetti
ebbe a disposizione solo quattordici giorni di tempo per consegnare il suo
lavoro, sette dei quali servirono a Romani per adattare il testo di Scribe.
Nonostante la pressione riuscì tuttavia a confezionare quello che sarebbe stato
- insieme al Don Pasquale e alla triade rossiniana formata
da L'Italiana in Algeri, Il barbiere di Siviglia e La
Cenerentola - uno degli esempi più alti dell'opera comica
ottocentesca.
Lucia di Lammermoor è un'opera in tre atti di Gaetano
Donizetti su libretto di Salvadore Cammarano, tratto da The Bride of Lammermoor (La sposa di
Lammermoor) di Walter Scott. La prima assoluta ebbe luogo al teatro San Carlo di Napoli il 26 settembre 1835.
In seguito lo stesso Donizetti curò una versione francese che andò in scena al
Théâtre de la Renaissance di Parigi il 6 agosto 1839.
È
la più famosa tra le opere serie di Donizetti. Oltre al duetto nel finale della
prima parte, al vibrante sestetto Chi mi frena in tal momento? e alla celebre scena
della pazzia di Lucia, la struggente cabaletta finale Tu che a Dio spiegasti
l'ali è considerata una dei più bei pezzi d'opera tenorili.
La
nobile famiglia Asthon, alla quale appartengono i fratelli Enrico e Lucia, ha
usurpato i beni e il castello della famiglia Ravenswood, il cui unico erede è
Edgardo. Lucia e Edgardo si amano segretamente. Parte prima (La partenza) Quadro primo - Durante una battuta di caccia, Lord
Enrico Ashton viene a sapere dell'amore di Lucia per l'odiato Edgardo e giura
di ostacolarlo con ogni mezzo.