Border
(rubrica)
Promesse elettriche ma non
per tutti (versione integrale)
“The Promise” (CD+ CD Rom Track Auditorium / Materiali Sonori) è un lavoro
affascinante di Walter Prati, Thurston Moore ed Evan Parker. Un
compositore-contrabbassista, un chitarrista ‘elettrico’, un sassofonista:
quanto di più eterogeneo si possa immaginare, e in comune l’ intenzione
di modulare improvvisazione, scrittura extracolta e musica rock all’insegna di
una “promessa” davvero speciale, quella che gli adulti (occidentali e non)
dovrebbero fare a tutti i bambini (non solo extracomunitari). Ecco presentarsi
la questione dell’ alterità:
: l’altro che mi sta di fronte come messo lì a delimitare lo spazio che posso
pretendere, oppure l’altro col quale tento un rapporto di prossimità, quello
che è “differente”, come scrive Levinas, grazie al
fatto che non mi è “indifferente”. E’ soltanto un gioco di parole? Se
stabilisco con un bambino un rapporto di “proprietà”, e generalizzo questa assimilazione - bambino, donna, adulto subordinato,
oggetto - raggiungo un livello di astrazione per il quale mi sarà impedito alla
fine di distinguere effettivamente l’altro. Se l’io viene
pensato come un io occidentale, ponendogli di fronte un orientale o un pensiero
meridiano, ciò avviene perché non si riesce a sfuggire il vero problema, vale a
dire, al di là di giochini giornalistici, l’individuazione concreta della persona che
mi è altra, specialmente se la considero prossima e la confronto con quella
a me più vicina e simile. “The Promise”
si chiama così perché è dedicato ai bambini che lavorano per sedici ore al giorno senza vedere la luce o potersi ammalare, spaccando
le pietre o cucendo tappeti. La “promessa” è quella fatta ai bambini (tutti)
che rappresentano il nostro futuro. “...Un giorno arriva un uomo... dice che ho buone mani e che mi troverà un lavoro. Dà alla
mamma 60 sterline e io ripagherò il prestito lavorando
sei mesi nella fabbrica di tappeti. L’intermediario mi affida
a due ragazze... Alcune di loro hanno cominciato a lavorare a cinque anni”: è Suri, una bambina nepalese di dodici anni: l’altro che ho
di fronte.
Quando
riconosco questa prossimità non potrò certo pormi il problema della
reciprocità, del contraltare, del controdono
(io do una cosa a te, tu dai...): questa esigenza vorrebbe la ‘proprietà privata’ come
necessaria, conciliando, come ha dimostrato Baudrillard,
con la persistenza del potere all’interno dello stratagemma atavico dello
scambio. Ma Baudrillard aveva sottovalutato la
possibilità di un dono unilaterale gratuito, che oggi è realizzabile attraverso
le pratiche dell’abbattimento del copyright, l’insorgenza del plagio, il
proliferare di attività di tipo esclusivamente
volontaristico. Se ne può fare articolo di costume sul settimanale rock: “guarda un po’ come stanno aumentando le accuse di plagio”,
“adesso potremo scaricarci gratis la musica da Internet”, oppure se ne può
indagare la ragione profonda, la stessa che porta la vera ricerca radicale ai nuovi linguaggi, ai suoni più o meno
tecnologici, ai discorsi estetici capaci di rimandare oltre di sé, alle forme
di libertà creativa concesse al fruitore. “The
Promise” contiene una traccia Cd-rom: chi ascolta può inventarsi un brano
personale anche per il fatto che qualcun altro ha immaginato per lui dei suoni
bellissimi, in piena disponibilità.
Il manifesto, 22 maggio
1999