CAGE
Sonatas
and Interludes for prepared piano (Materiali Sonori)
Sul
lavoro di Giancarlo Cardini si può aggiungere poco. E’ passato con la levità
del grande interprete dalla trascrizione delle canzoni di
Bindi all’integrale delle Sonate ed Interludi di John Cage. Operazioni solo
apparentemente contrapposte: la trascrizione implica già di per sé l’intervento
volitivo del pianista-compositore, che in essa trova
spazio per dire la propria con una marcia in più sul mero esecutore. Horowitz fu famoso per piccole o grandi varianti impresse
nei brani che incideva: raddoppi al basso, cadenze,
complicazioni virtuosistiche esibite con leggiadra
maestria. Le Sonate di Cage, apparentemente, poiché necessitano di un pianoforte ‘preparato’, parrebbero
sottrarsi ai dilettevoli arbitri, che ad onta dei puristi fanno grandi alcune
interpretazioni proprio in misura della loro non corretta filologia. Difatti
viti e bulloni, pezzi di plastica e quant’altro viene posto tra le corde del pianoforte rendendolo simile ad
un’orchestra gamelan, non vengono disposti
casualmente, se non con la casualità predeterminata, così simile al libero
arbitrio teologico, di cui Cage fu maestro. Eppure
Cardini intende tali prescrizioni da vero musicista,
“con ragionevole flessibilità”. Questa licenza fa sì che il disco suoni proprio come Cage avrebbe
voluto, e basta confrontarlo con il capolavoro “Cheap imitation”
per convincersene. E che quindi, in qualche modo, superi lo
stesso Cage facendone un’esperienza d’ascolto non
confinabile nel solo ambito della storia minore dello sperimentalismo. IMMENSO
Il manifesto, 22 gennaio
2000