Inventario dei consumi musicali

gli accessori che suonano le Feste

(pubblicato sul manifesto col titolo “Un suono come dono”

 

di Girolamo De Simone*

 

 

 

(Epigrafi)

“Consumo di oggetti esposti, esposizione del consumo, consumo dell’esposizione del consumo, consumo dei segni, segni del consumo”.

Henry Lefebvre, 1971

 

“L’acquisizione di un oggetto diventa di per sé una Ricerca del Graal - la decisione di comprare, l’impacchettamento, il viaggio a casa, l’estasi di disfare l’involucro, il disvelamento dell’oggetto della ricerca, la notte in cui non si va a letto con nessuno, ma si veglia, contemplando, accarezzando, adorando il nuovo feticcio ...”.

Bruce Chatwin, 1973

 

Il linguaggio e la tecnica della  musica ‘mercificata’

Il plagio e le sue estetiche, la possibilità di alterare, invertire, in fondo saccheggiare qualsiasi aspetto della cultura ufficiale, gli jinglemakers e la musica da spot, le compilation dei dj e le loro estetiche scratch, le nuove musiche metropolitane, quelle usate nei megastore per favorire la vendita, o nelle aziende per aumentare la produzione, le siglette di attesa telefonica, il proliferare del protocollo Midi tra i sedicenni, delle musichette personalizzate dei cellulari, di quelle rigorosamente pirata dei siti Web, delle segreterie telefoniche e dei videogames, le musiche/icona pensate direttamente o esclusivamente per un supporto multimediale, le tecniche del morphing acustico, dello scratch, il citazionismo esasperato dei nuovi “musicisti del mouse” creano un reticolo di nuove musiche poste in vendita sugli scaffali degli ipermercati a braccetto con cellulari, walkman per file mp3 scaricati più o meno legalmente dalla rete, segreterie, compilation estrapolate dalle pubblicità televisive. Nei negozi spopolano St. Germain e Moby: il primo si dichiara “non musicista”, il secondo procede con interpolazioni geniali di suoni ‘spuri’ e campionamenti presi in prestito. La musica ‘generativa’, quella che si fa pescando in Internet a caso con un software (principalmente “Earshot” e “WebPalyer”), i cosiddetti “suoni residenti” estremizza l’altra antica musica algoritmica o ‘frattale’ che utilizzava i software “Max” o “Koan”, ma dà spazio alla libertà dell’utente di scegliere e associare i materiali che preferisce o che ha riposto nello scrigno segreto del suo hard disk.

Nelle confezioni regalo e sotto i finti abeti natalizi troviamo masterizzatori, lettori, walkman che usano i suoni di un (im)maturo consumo. Musiche associate al “virtuale” e all’effimero, ma frutto di queste nuove consapevolezze e che sono quindi in grado di occupare una nicchia di mercato, di monopolizzare persino i programmi televisivi ‘trend’, e tuttavia talvolta  di impuntarsi come piccola resistenza, cosa di mercato che si fa comune, paradossalmente molto più popolare di quelle imposte per Kultur. Esse presentano caratteri che stanno definendosi molto velocemente, ma che vanno considerati in progress, certo a causa della straordinaria velocità delle innovazione tecnologica, ma anche per la velocissima mutazione del gusto dei fruitori/consumatori.

Piccole opere, forse, che danno gioia a chi registra dall’etere o riproduce inediti squilli sul proprio cellulare. Oppure dischi-prefabbricato, che vengono assemblati e venduti in centinaia di migliaia di copie. In ogni caso musiche che si fanno oggetto, o che vengono associate ad altre merci. Nel Natale soltanto una prospettiva muta: il dono che sradica la merce, almeno quando unilaterale, anonimo, gratuito. Non è proprio il caso di molti file Midi o Mp3?

 

L’identikit

1- Molti brani si svincolano dall’appartenenza a confini di genere.

2- Questi “ritagli sonori”, in genere velocissimi, hanno accesso e utilizzano le tecniche della contaminazione, che non è affatto quella propinataci normalmente dai giornali (mettere in una canzone pop una tabla o un sitar per renderla world o etno, oppure minimizzare la portata del fenomeno asserendo che “tanto la contaminazione c’è sempre stata”).

3- Quasi pare superfluo definire le musiche generative, televisive,  con/fuse, frutto dell’ibridazione, corrotte, meticce. (E’ fin troppo facile prevedere l’imminente avvento di una musica “degenerativa”, che faccia il verso a quella “degenerata” già storicamente assimilata).

4- Le opere/merce utilizzano le nuove tecnologie e spesso ne sono condizionate (vedi il caso degli Mp3, e all’opposto, sul versante della eccellenza qualitativa, i nuovi supporti audio-video DVD e soprattutto SACD). Tale condizionamento non ne inficia il valore estetico.

In particolare, tutta una serie di modalità e tecniche sono collegate allo sviluppo informatico. Sarà però opportuno rifuggire dalla sorda aspirazione d’appartenenza al repertorio cristallizzato ed evitare il crisma della novità per la novità, che fu agitato come bilancino di validità estetica e a mo’ di spauracchio dai teorici di Darmstadt.

5- Le nuove opere sfruttano naturalmente inedite modalità di comunicazione: in rete, opere collettive scritte e diffuse a più mani, divulgazione via fanzine, passaparola informatico, reti alternative di diffusione autogestita, divulgazione di software  i cui molteplici autori hanno lavorato a titolo gratuito (esempio tipico quello del sistema operativo Linux).

6- Vien messo in gioco, ancora, il pregiudizio d’autore. Napster e Gnutella ne sono semplici variabili. Il principio della rinuncia alla paternità dell’opera, che sia spontaneo o indotto dalla diffusione indiscriminata (pagare i diritti d’autore sulle siglette d’attesa telefonica???), non verrà bloccato né rallentato da accordi commerciali o da normative incautamente restrittive.

7- I nuovi materiali sonori tengono spesso conto del mutare degli standard di attenzione dei fruitori. Questi sono ormai abituati dal genere ‘canzone’ a fruire di lavori che non superino i quattro minuti; la loro attenzione cala a causa dell’abitudine a percepire entro pochi secondi i messaggi pubblicitari.

8- Il nuovo consumo  si differenzia in relazione alle occupazioni quotidiane e va orientandosi secondo un criterio per il quale ad ogni istante della giornata, e a ciascuna esigenza di lavoro, svago, riposo, rilassamento, sessualità, corrisponde una determinata musica.

9- Pertanto, nel nuovo lavoro compositivo, non più specialistico ma finalmente ‘massificato’, e in modo complementare nella generalità degli ascolti, non occorre una generale omologazione della produzione, ma una differenziazione che tenga conto dei parametri estetici della quotidianità e che riaffermi la validità estetica di ciascuna produzione, senza discriminanti di valore estetico in ragione della sua complessità. Prevalgono funzione e capacità di rinviare altrove il senso dell’opera.

10- Comunque vada è sacrosanto il diritto alla veicolazione, di nicchia o imposta dalle grandi distribuzioni: c’è qualcosa ancora da capire, studiare, scoprire nelle regole dei consumi musicali.

 

 

 

Fuori il Catalogo

dei Suoni-accessorio

 

Conciate per le Feste

Sono le musiche natalizie. Si riutilizzano quelle di autori classici: lo splendido Wiegenlied di Brahms, Wie soll Ich dich Empfangen  tratto dall’ Oratorio di Natale scritto da Bach in occasione delle celebrazioni natalizie di Leipzig, oppure l’elegante due quarti di Haendel: Joy to the world , la sua Pastoral Symphony, Nazareth di Charles Gounod, e ancora Hark! The Herald angels sing di Mendelssohn, per un composto romanticismo. Ogni tradizione popolare possiede le sue nenie festive: dalla lombarda San Giusep e la Madona alle venete Stanote è nato in tera  e In questa Santa note, fino ad arrivare alla Sardegna con Bona nott’e bonos annos, in forma responsoriale. Per restare nella scia ‘religiosa’, c’è il celeberrimo Tu scendi dalle stelle attribuito a S. Alfonso Maria de’ Liguori, oppure Adeste Fideles, l’inno natalizio ufficiale in latino popolare, e risalente al XV secolo. Tornando al profano, che più si addice ai consumi, c’è il classico White Christmas di Irvin Berlin, o The Christmas Song di Mel Torme e Robert Wells, Happy Xmas di John Lennon e Yoko Ono, ed il saccheggiato Last Christmas di George Michael.

 

Imbianco Natal

Strenne e renne affollano le edicole. Gadgets natalizi accompagnano i quotidiani. Interpretazioni famose di standard natalizi, il cd da usare mentre ci si abbuffa, e che ‘funziona’ fino all’epifania.

Ecco alcune interpretazioni famose che non è improbabile ritrovare sul piatto ... del lettore compact. Louis Armstrong: White Christmas; The Platters: Blue Christmas; Nat King Cole: Santa Claus is coming to town; Ella Fitzgerald: Silver Bells; Bobby Sherman: Jingle Bells Rock; Bing Crosby: Adeste Fidelis; Frank Sinatra: Christmas Dreaming; Johnny Preston: A new Baby for Christmas.

 

Contra Barthes

“Lungi dall’essere silenziose, il numero delle voci che parlano attraverso e in vece delle cose mute è sterminato. L’enigma dell’oggetto non è tanto nel suo silenzio, nella sua supposta essenza, quanto piuttosto nel brusìo che cresce intorno ad esso”: è Dick Hebdige, che ha scritto La lambretta e il videoclip.

 

Please wait music

Analogie di percorso, ma utilizzazioni contrapposte, tra la Ambient (e la sua antenata musique d’ameublement) e le pervasive sonorizzazioni dell’etere. Le musichette d’attesa telefonica possono indurre, più che a placide considerazioni estetiche, ad allontanamenti coatti dalla cornetta, per il fastidio di songs imposte per gratificare l’assenza dell’interlocutore umano. E pensare che proprio gli esperimenti di trasmissione via telefono hanno aperto più di una strada allo sviluppo della musica elettronica! Nel ramo telefonico, di recente alla ribalta di sentenze e leggi sul diritto d’autore, imperversano sui portali Internet anche squilli personalizzati. Da sigle televisive di successo a spot cult, dal beethoveniano “destino-che-bussa-alla-porta” al celeberrimo ultimo grido di Paola e Chiara. Il suono del modem, infine,  è pure entrato nell’immaginario collettivo, visto che fa da sfondo ad infinite pubblicità sull’e-commerce, e-trading, enciclopedie a fascicoli settimanali, gadget del quotidiano (che come in uno specchio diventa inessenziale rispetto all’oggetto donato, il giornale che a sua volta si fa ‘aggeggio’ del gadget). Prima delle Feste, promiscui jingle rifanno il verso dell’Alce, sonorizzano slitte volanti, enormi Tir che sfilano pieni di luci sulle autostrade dell’immaginario. Campanellini, tiangoli, piccole percussioni rivitalizzano le blande musichette natalizie, buone (prima d’essere nobilitate dal video) per ogni spettacolino prefestivo, e strumento privilegiato di so(po)norifiche commozioni.

 

Megastore player

Quando si è scoperto che le famose mucche (prima di impazzire) producevano di più grazie a suoni di sottofondo ed al libro di Baricco, nei supermercati e negli store si è moltiplicata la scelta di motivetti induttivi. Il clima che si vuole riprodurre è quello dei clip in cui adolescenti agghindati ballano e si avvinghiano nello stile dei ragazzi della tale o talaltra consorteria. Le song in oggetto risultano assai gradevoli, e la percezione estetica del megastore è senz’altro enfatizzata dall’accoppiamento suono-colore. L’architettura, ambienti larghi, la spazialità dello sguardo sui piani rialzati, il movimento delle scale mobili e delle luci fanno il resto.

Rosso, Blu scuro, argento ed oro sfavillano rilucenti assieme al din-don-dan delle renne di peluche, e la miscela con reiterate nenie tra il sacro (un Adeste Fideles) e il profano (che so, un Last Christmas di George Michael), legittimano finalmente la voluttà di ogni acquisto proibito.

 

Bim Bum Bam Dumbo Song

Musica per infanti disegnata per accompagnare i consumi musicali dei più piccoli quando la loro attenzione è a mille: sulle giostre. Ogni ‘postazione’, l’elefante Dumbo, la macchina dei pompieri, perfino la piccola Volkswagen prevede un pulsante colorato che aziona la musica pensata ad hoc. Essa orienta e facilita il consumo successivo di video, cartoons, album di figurine, zaini e diari scolastici griffati. L’Epifania, con le piazze addobbate da rivenditori di giocattoli d’ogni tipo, porta via la festa, ma ancora resta festa, tripudio di suoni e colori. Prevalgono i suoni dei microscopici chip giapponesi, e, alla portata delle tasche di ognuno, il Pokemon giallo di plastica: telefona, funziona come pila, raccoglie tre musichette automatizzate che fanno la gioia dei più piccoli.

 

La Pimpa, Alice ed il supermercato

Da tempo una catena cooperativa di supermercati si dedica previdentemente al mondo dei bambini. Trasformano i parcheggi in arene cinematografiche, campi di calcio. Sale che diventano ludoteche. Laboratori infantili, prove tecniche di consumo per pargoli, e avvio col motto “consumare senza essere consumati”.

Anche per chi commercia, il consumatore “può educare il consumo”, e non viceversa. Un consumo di cose necessarie, un consumo da alternative solidali, ad esempio, o che rispetti la natura. Un consumo consapevole, e quindi la consapevolezza che questo benedetto consumo deve essere studiato, e non escluso.  Una catena di supermercati sta studiando da anni un approccio multimediale da usare nelle scuole: “si pensi alle implicazioni che potrà avere l’alfabetizzazione multimediale nel campo dei consumi, quando l’e-communication (dall’e-market all’e-information) esploderà, in un tempo non più tanto remoto come sembrava solo qualche mese fa”. Sono parole scritte l’anno scorso da Luca Toschi.

 

Home computing

Tecniche di uso domestico del computer per inventarsi dal nulla brani musicali ‘personalizzati’, ad uso e consumo quotidiano e per arricchire le proprie pagine web. Tutto va bene purché si acquistino nuovi accessori, periferiche, mouse ergonomici e quant’altro. Ora sono arrivati pure i cloni mac: invitano attraverso trasparenze e colori di grido a provare i sistemi ‘integrati’. Effetti surround, due, quattro, sei casse più scheda adudio all’avanguardia. Software in esclusiva per campionare ‘beat’ e riutilizzarli per musiche personalizzate, da masterizzare in copie uniche e donare al partner, previa etichettatura, e stampa colorata della strenna natalizia. 

 

Home recording

Sotto l’albero i nuovi registratori multitraccia, e la possibilità ormai alla portata delle tasche di chiunque, di lavorare in audio digitale anche a casa propria. L’aspetto che riguarda l’arricchimento della creatività, e pertanto la cura e lo sviluppo delle immagini sonore, è stato reso straordinariamente facile dallo sviluppo dello standard Midi, che consente da anni di colmare lacune dell’immaginazione con strepitose sonorità di tutti i tipi, alla faccia dei benpensanti e dei guru della vecchia musica elettronica. Lo sviluppo di tale ‘massificazione’ ha dato fastidio a quanti credevano di detenere un potere-sapere nell’esercizio esclusivo delle tecnologie, e nella trasmissione di questo sapere ad una ristretta cerchia di allievi.

 

Campioni di suoni

Sul CD-Rom venduto in edicola, un corso di “musica e computer”, campeggia la seguente frase: “musica composta da semplici esempi di sonorità, non riconducibile ad autori, tantomeno iscritti a SIAE”. Grande! Di cosa si tratta? Sono campioni di suono, loop, pattern, che possono liberamente essere utilizati per ‘creare’ dal nulla le proprie musiche preferite, anche senza saper suonare uno strumento o conoscere la musica. Certo, questa prassi fa storcere il naso ai puristi ed ai più retrivi musicisti colti. Infatti, anche gli ‘incolti’ possono fare una sorta di mosaico, giocando al riempimento, mettendo alcune tracce in ripetizione (loop) o utilizzando incisi, modelli ripetitivi, piccole frasi che fungono da tasselli di base (pattern), e costruire dapprincipio facili insiemi sonori. Poi però possono ‘effettare’ e ‘filtrare’ quello che hanno ottenuto, e stravolgere completamente il brano, personalizzandolo con centomila e una possibilità combinatorie.

Si tratta certamente, ancora, di un effetto della massificazione, del consumo che si generalizza e si indirizza verso le fasce ‘basse’: ma è una prassi che ha fatto dilagare la creatività, e che fa conoscere tecniche di permutazione del suono anche ai non addetti ai lavori: un effetto secondario non previsto dalle teorie della mercificazione. Se questo non è popolare, sfugge cosa altro oggi possa esserlo con altrettanta efficacia.

 

“Il Mercato è il Messaggio”

E’ il titolo di un convegno: ha riunito gli operatori del settore immobiliare italiano ed europeo. Trasforma il più noto “il medium è il messaggio”, perché in effetti il mercato è una sorta di medium privilegiato, in grado di enfatizzare i desideri, come già largamente dimostrato a Francoforte, ma pure oggettivamente di anticiparli, interpretando il flusso, il trend, e di appagarli attraverso oggetti, che sono certo reificazioni del desiderio. Il gioco tra contenente e contenuto che si invertono potrebbe procedere all’infinito, come usano fare i francesi: qui basta certificare che se il messaggio è “ciò che da una parte va a finire all’altra”, il mercato, i consumi, la proprietà, attuano strategie delle quali non ci siamo ancora impossessati, e che invece sarebbe opportuno conoscere approfonditamente per trasformare gli oggetti d’uso (le merci), nel migliore Dono Natalizio: quello unilaterale e gratuito, nel senso che non chiede nulla in cambio. Cosa altro potrebbe essere un file Mp3 scaraventato in rete, o una delle cartoline che affollano in questi giorni le nostre caselle e-mail, oppure la grafica ‘festiva’ delle pagine Web, “plagiabile” fino a prova contraria, a quale categoria di leicità potremmo ricondurre questi fenomeni se non alla tipologia del Dono?

 

Mouse-Musique

Ludovic Navarre-St. Germain, Moby, Dj Krush: sono stati definiti “musicisti del mouse”, perché con tecniche differenti procedono alla creazione di pezzi ibridi, fatti di frammenti ‘campionati’ (trasformando suoni ripresi altrove in frammenti numerici utilizzabili nuovamente), o di sequenze trasformate in modo originale. La decontestualizzazione fa sì che ci si trovi di fronte ad opere nuove, di assonanza jazz (Ludovic Navarre), Lo-fi (Moby), più propriamente vicine alla musica da discoteca, senza interruzioni del flusso ritmico (Dj Krush). Il genere ha rifatto persino una delle Gymnopédies di Erik Satie, e possiede cose mirabili, come la Intro a “Code4109” di Dj Krush, o Machete e Run on in “MobyPlay”. Navarre, dal canto suo, nel suo disco per la Blue Note “Tourist”, ammette opportunamente di aver usato alcuni “complices”, musicisti che suonano davvero. La loro presenza è... accessoria, nel senso che anch’essi si fanno cosa.

 

Scratch

Lo scratch è una tecnica usata dai dj per alterare i suoni dei dischi nata nel Bronx agli inizi degli anni Settanta. Per John Walker «Lo scratch rappresenta chiaramente una forma di intervento del consumatore che trasforma e personalizza i prodotti del music business». Purtroppo però aggiunge: «Per chi lo pratica, lo scratch costituisce una maniera per controbilanciare la passività che caratterizza altrimenti la fruizione di beni di consumo».

 

Morphing

Con le tecniche del morphing si procede di alterazione in alterazione da suoni preesistenti, accostandoli liberamente. La ‘composizione’ sta in questa giustapposizione creativa (vogliamo chiamarlo sviluppo o variazione?), più che nella creazione di algoritmi che esprimano nuove sonorità. In ciò risiede la maggior possibilità di successo della nuova musica elettronica, che si differenzia dal mero sperimentalismo e dalla ricerca di suoni inediti che ha paralizzato la creatività dei compositori per decenni.

 

Consumi per soli adulti?

L’opera può essere consumata senza per questo perdere qualità estetica. La faccenda, posta in relazione ai consumi giovanili, potrebbe creare qualche malinteso. Invece anche qui ci si trova né più né meno che di fronte al problema che riguarda tutte le tipologie di consumo. Ci si chiede se esista un consumo ‘adulto’, o se si possa parlare propriamente di “consumi per soli adulti”… Un consumo ‘adulto’ infatti prescinde evidentemente dall’età del consumatore, e coincide con quel consumo che riesce a mantenersi il più possibile consapevole, ad indirizzarsi verso questo o quel prodotto musicale assecondando la tasca del fruitore, la propensione e la volontà di ascolto - orientamento, differenziazione tra prodotti ed esigenze del momento, tra motivi di studio o di svago, intrattenimento o ascolti ‘d’arredamento’. Questa consapevolezza nella capacità di scegliere non ha nulla a che vedere con l’età del consumatore perché la capacità d’individuazione, la selettività, e soprattutto la lucidità non sono certo variabili dell’età, anzi.

 

Ultime Resistenze?

La resistenza  si esprime anche attraverso l’appropriazione e la trasformazione di beni di consumo: “La nuova economia - un’economia di consumo, di significanti, di sostituibilità e avvicendamenti infiniti, di flussi e manovre - a sua volta produce un nuovo linguaggio del dissenso. I termini che erano stati definiti in negativo dalle èlite culturali dominanti furono rovesciati e adattati a dare significati oppositivi in quanto assunti (nel modo suggerito da Marcuse) dai difensori (esponenti della controcultura) del cambiamento e convertiti in valori positivi (edonismo, piacere, futilità, disponibilità e così via)” (D. Hebdige).

 

 

* pianista, compositore e musicologo, dirige “Konsequenz”.