Cos’è
La
‘musica di frontiera’ o ‘border music’ è musica d’avanguardia (per tecniche e
senso) che proviene dalla mescolanza o dall’evoluzione delle principali
correnti giunte a maturazione negli ultimi dieci anni, appena all’inizio del
nuovo millennio (ambient, minimal, elettronica, fluxus, sacred, progressive…).
La border music può alludere alla world
o global music, alla ambient, alla fusion, e, solo in casi circoscritti, ad
alcune atmosfere della new age più evoluta. Ma si tratta di riferimenti sempre
temperati dalla nostra rilettura, che dà a queste ‘etichette’ un connotato di
grande novità rispetto a tutto quello che era stato fatto alla fine del
Novecento. La musica di frontiera utilizza stilemi appartenenti a diversi
generi ed a diverse zone geografiche. Nei nostri brani la musica si avvale di
amplificazioni, uso di tecnologie e supporti Cdr, muovendosi tuttavia sempre
all’insegna della comunicazione e della gradevolezza di fruizione. Non si
tratta naturalmente di una scatola vuota: coniughiamo la nuova essenzialità
stilistica alla completa assimilazione dei linguaggi musicali contemporanei. Il
favore del pubblico, per il momento, sembra darci ragione. E non è poco.
La
musica di frontiera presenta caratteri che stanno definendosi abbastanza
velocemente, ma che vanno considerati in
progress, a causa della straordinaria velocità delle innovazioni
tecnologiche, e della rapidità dei gusti dei fruitori/consumatori. Ne elenco
alcuni.
Þ Molti
brani non sono congelati all’interno dei confini di genere.
Þ Essi hanno
accesso e utilizzano le tecniche della contaminazione. Come tali sono con/fusi,
frutto dell’ibridazione, meticci.
Þ Le
opere/merce utilizzano le nuove tecnologie e spesso ne sono condizionate. Tale
condizionamento non ne inficia il valore estetico.
¨ tutta
una serie di modalità e tecniche sono collegate allo sviluppo informatico.
¨
importantissimo l’uso dei recenti registratori multitraccia
¨ e la
possibilità ormai alla portata delle tasche di chiunque, di lavorare in audio
digitale anche a casa propria.
¨
l’aspetto che riguarda l’arricchimento della creatività, e pertanto la cura e
lo sviluppo delle immagini sonore, è stato reso straordinariamente facile dallo
sviluppo dello standard Midi, che
consente da anni di colmare lacune dell’immaginazione con strepitose sonorità
di tutti i tipi, alla faccia dei benpensanti e dei guru della musica
elettronica.
¨Lo
sviluppo e la ‘massificazione’ portate dalla diffusione dell’ home-computing hanno dato fastidio a
quanti ritenevano di detenere un potere-sapere nell’esercizio esclusivo delle
tecnologie, e nella trasmissione di questo sapere ad una ristretta cerchia di
allievi.
Þ Le nuove opere
sfruttano naturalmente inedite modalità di comunicazione: in rete, opere collettive scritte e
diffuse a più mani, divulgazione via fanzine,
passaparola informatico, reti alternative di diffusione autogestita,
divulgazione di software i cui
molteplici autori hanno lavorato a titolo gratuito. Quello che è in gioco, insomma,
è il pregiudizio d’autore.
Þ Le nuove opere
tengono spesso conto del mutare degli standard di attenzione dei fruitori: essi sono ormai abituati dal
genere ‘canzone’ a fruire di lavori che non superino i quattro minuti; la loro
attenzione cala a causa dell’abitudine a percepire entro pochi secondi i
messaggi pubblicitari; il loro consumo va differenziandosi in relazione alle
occupazioni quotidiane e va orientandosi secondo un criterio per il quale
ad ogni istante della giornata, e a ciascuna esigenza di lavoro,
svago, riposo, rilassamento, sessualità, corrisponde una determinata musica.
Pertanto, non una generale omologazione della produzione, ma
una differenziazione che tenga conto dei parametri estetici della nostra
quotidianità, e che riaffermi la validità estetica di ogni produzione.
COSTELLAZIONI
AMBIENT
Brian Eno (Woodbridge, Suffolk, Inghilterra 1948)
Jon Hassell (Memphis,
Tennessee, 1937)
Harold Budd (
David Sylvian (Londra 1958)
Evamgelos Papathanassiou (Vangelis) (Grecia, 1942)
Laurie Anderson (Chicago 1947)
Alvin Lucier (Nashua, New Hampshire, Stati Uniti, 1931)
Pauline Oliveros (Houston, Stati
Uniti, 1932)
Hans-Joachim Roedelius (Berlino 1934)
Dieter Moebius (Svizzera 1944)
Daniel Lanois (Hull, Québec, Canada
1951)
Thomas Koener (Dortmund 1965)
Joe Zawinul (Vienna 1932)
Robert Fripp (Wimborne Minster,
Dorset, Inghilterra, 1946)
Jah Wobble (Stepney, Inghilterra,
1958)
Hector Zazou (Algeria, ?)
Glenn Branca (Harrisburg, Stati
Uniti, 1948)
David
Lang (Stati Uniti, 1957)
FLUXUS
John
Cage (Los Angeles 1912 – New York 1992)
Alvin Curran (Providence, Rhode
Island, 1938)
Frederic Rzewski (Westfield, Stati
Uniti, 1938)
Cornelius Cardew (Winchcombe, Gloucester,
1936 – Londra 1981)
Giancarlo Cardini (Seravezza, Lucca,
1940)
Eugene
Chadbourne (Mount Vernon, New York, Stati Uniti, 1954)
David Shea (Springfield
Massachussetts, 1965)
MISTIC
Giacinto Scelsi (La Spezia 1905 –
Roma 1988) (suoni tenuti; precedenti: Young nel Trio per archi del 58 e Cilio)
Arvo
Part (Paide 1935, estone)
Henryk
Mikolaj Gòrecki (Czernica, Rybnik, Polonia 1933)
PLAGIARISMO
John Zorn (New York, Stati Uniti,
1953) (plagiarismo)
John Oswald (Kitchener, Ontario,
1953) (plagiarismo)
ELETTRONICA
Marino Zuccheri
Pietro Grossi (Venezia 1917 – Firenze
2002)
Luigi Nono (Venezia 1924 – Venezia
1990)
Edgar
Varèse (Parigi 1883 – New York 1965)
Luc
Michel Chion (Francia, 1947)
MINIMAL
Paolo Castaldi (Milano 1930)
Terry Riley (Colfax California 1935)
Steve Reich (New York 1936)
desincronizzazione ritmica
Philip Glass (Baltimora 1937)
Michael Nyman (Londra 1944)
John Adams (gating o ponti di
risonanza che traghettano in nuove tonalità) (Worchester, Stati Uniti, 1947)
Gavin
Bryars (Yorkshire, Inghilterra, 1943)
David
Borden (Boston 1938)
POSTMINIMAL-BORDER
Ryuichi Sakamoto (eclettismo, film
music) (Nakano, Giappone, 1952)
Ludovico Einaudi (postminimalismo, neosemplicismo)
(Torino 1955)
Arturo
BORDER MUSIC
Luciano Cilio (Napoli 1950 – Napoli
1983)
Eugenio Fels (Torino)
Massimiliano
TECNICHE E TIPOLOGIE
Ö plagiarismo ed estetiche
correlate
Ö possibilità di alterare, invertire, in fondo
saccheggiare qualsiasi aspetto della cultura ufficiale
Ö jinglemakers e musica da spot
Ö compilation dei dj ed estetiche correlate scratch
Ö nuove musiche metropolitane,
Ö musiche radiogeniche o da megastore
Ö musiche funzionali all’aumento dei consumi o della
produzione in aziende
Ö siglette di attesa telefonica,
Ö proliferare del protocollo Midi tra i sedicenni,
Ö musichette personalizzate dei cellulari,
Ö prassi e musiche ‘non autorizzate’ o ‘pirata’ sul
Web,
Ö musiche dei videogames,
Ö le musiche/icona pensate direttamente o
esclusivamente per un supporto multimediale,
Ö le tecniche del morphing
acustico, phasing, gating, metacomposizione, metafoniche
creano
ß
un reticolo di nuove musiche per il quale gli strumenti di analisi consueti risultano non solo inadeguati, ma addirittura fuorvianti. In questa prospettiva, certo complessa, si pone il lavoro di alcuni musicisti, per i quali si era cercato a lungo un nome. Essi appaiono sul confine, lo oltrepassano, propongono l’abbattimento delle barriere di genere. Qualificati fino a qualche anno fa come ‘musicisti di frontiera’, oggi confluiscono naturalmente nella ‘border music’. Non si tratta quindi di una nuova etichetta, ma di un modo molto semplice per qualificare una produzione che, pur apparendo in continuità con quanto accaduto fino ad oggi dal punto di vista dello sviluppo naturale della storia della musica, si oppone invece ai teoremi ed ai veti imposti dal credo di Darmstadt. Negli ultimi dieci anni questa musica è apparsa così radicata ed accettata da non aver bisogno di situarsi o definirsi più in modo oppositivo, trovando una straordinaria opportunità di conciliazione attraverso il successo di pubblico
in Italia
ß
In Italia la musica di frontiera è seguita ed
ascoltata: i principali Festivals hanno cominciato ad ospitarne le più
significative performance, sono spuntati qui e là i titoli di alcune
rubriche dedicate al genere, alcune collane discografiche, programmi
radiofonici. Si è insomma generato un ‘clima’ favorevole per una musica che non
vuole collocarsi esplicitamente nell’ambito di un genere predefinito, ma solo
connotare il suo ambito all’interno di una cornice i cui lati possono essere
indicati nel contatto con il pubblico, nell’uso di nuove tecnologie
(elettroniche e performative), nel persistere di una ricerca sul linguaggio,
nel prediligere tuttavia a questa ricerca quella sul significato del gesto
compositivo. Tutto ciò attingendo i propri materiali compositivi in modo
indistinto (si suol dire infragenerico e infrastilistico...), da una pluralità
anche eterogenea di arti e discipline, riuscendo tuttavia con abilità a farli
propri, unitari, in modo del tutto naturale.
Si tratta insomma di una sorta di “triturazione di
senso”, laddove la musica riesce a riappropriarsi, dopo la frattura causata da
Darmstadt, della possibilità di creare qualcosa di nuovo senza ripudiare le acquisizioni
più recenti, ma anche senza abusarne in senso meramente speculativo.
All’estero, specie attraverso i nomi di alcuni
pionieri, la musica di frontiera ha prodotto opere molto significative, a volte
come propaggine della musica minimal, altre di quella ambient,
talvolta della cosiddetta world music più caratterizzata come ‘global’
che come folk. Qui da noi, la musica di frontiera ha trovato alcuni
anticipatori (tra cui chi scrive: fin dal 1984 con articoli, libri e recensioni
apparsi soprattutto sul quotidiano “il manifesto”, ma anche su riviste
specializzate), alcune etichette autoprodotte, e finalmente nel 1994 la
fondazione di una rivista specializzata intitolata “Konsequenz” (pubblicata
allora dalle prestigiose Edizioni Scientifiche Italiane, e poi dall’editore
Liguori di Napoli), che di fatto ha rappresentato in Italia quello che i testi
di Frith, Middleton, Hebdige e Walker stavano teorizzando in area anglosassone.
Alcuni anni dopo la fondazione della rivista e
dell’omonimo movimento ho fondato con Massimiliano
contact:
Girolamo De Simone:
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