Musica
funebre per Lutoslawski (versione integrale)
Si è spento ieri a Varsavia, all'età di ottantuno anni, Witold Lutoslawski, considerato come uno dei più importanti
compositori polacchi di questo secolo.
Iniziata la sua carriera in tono minore, suonando nei caffé, dopo la
guerra riuscì ad accedere alla radio, che usò come
trampolino di lancio fino a quando non riuscì a dedicarsi interamente al lavoro
compositivo.
Molto lento nella scrittura, perché uso ad intercalare larghe pause di riflessione tra un
brano e l'altro, era riuscito pian piano a vincere i maggiori premi di
composizione dapprima nazionali, ed infine europei, come il Gesellschaft der Musikfreunde dell' Unesco.
Alla fine era approdato alla presidenza della Società internazionale di Musica
Contemporanea, meta ambita da molti, ed a rimanervi come membro onorario per
lungo tempo.
L'importanza del percorso di Lutoslawski va probabilmente collegata con una lettura
delle sue vicende produttive, inizialmente sottoposte ai veti incrociati dello zdanovismo e di un certo formalismo non slegato dalle
influenze popolar-folkloriche di Bartok,
ma poi sempre
più libere, ed ariosamente vicine ad una lettura personale della dodecafonia,
e, più tardi, della musica aleatoria.
Alla prima fase vengono generalmente ascritti
lavori come
In questa seconda fase, quella di avvicinamento alla dodecafonia ed agli espedienti seriali
fondati comunque su ostinati in forma di
variazione, Lutoslawski si era accostato in modo
appena episodico alla cittadella seriale che si andava consolidando a Darmstadt intorno agli anni Sessanta, partecipando una
volta soltanto ai Ferienkurse con i Trzy Postludia, affiancati
quella sera ad un brano di Edgar Varese ed al Perpetuum mobile dell'estone Arvo Part. Ma il suo brano fu considerato inferiore a
quello di Varese, allora 'in crescendo' per la
maggiore arditezza del linguaggio, nonostante Ecuatorial fosse stato scritto ben trent'anni prima. Lewinski giudicò i Postludi come indicatori
stradali (e la terminologia adorniana non è
casuale) di una svolta dei vecchi
avanguardisti verso i 'classici' Wagner, Strauss e,
soprattutto, Berg.
Così, Lutoslawski non tornò a Darmstadt
l'anno dopo, nel '67, proprio quando si decideva un radicale cambiamento nei
famosi corsi estivi, una sorta di allontanamento da quello che era stato il
programma originario di Steinecke, e nel momento in
cui si affermava la leadership di Karlheinz Stockhausen. Non solo il nostro Gazzelloni,
spesso protagonista nei lavori di Bruno Maderna, ma
anche Koenig e Patkowski annullarono la loro partecipazione.
Naturalmente, nel contempo Lutoslawski
faceva di tutto per consolidare quello
che si sarebbe rivelato l'altro polo europeo per la musica contemporanea, il
Festival dell'Autunno Musicale di Varsavia nato sul finire degli anni Cinquanta
con l'intento di raggruppare e riunire
giovani compositori attorno ad idee decisamente diverse
dall'autoritarismo selettivo dei Kurse. Il nostro
Luigi Nono ebbe parole di apprezzamento per il lavoro
del Festival di Varsavia, che nonostante tutto riuscì a fare moltissimo per la
musica polacca.
Nell'ultima fase della vita, Lutoslawski si affacciò all'uso delle tecniche aleatorie,
un uso misto alle strutture usate in precedenza, e
pertanto non completamente casuale. Con Jeux vénitiens , eseguito per la
prima volta al Festival di Musica Contemporanea di Venezia nel '61, si pose a
capo di un personalissimo rinnovamento della musica polacca che ancora oggi, per voce di Krystof Penderecki lo riconosce
come "il compositore che ha portato alla musica di questo secolo un
contributo imprescindibile".
Il
manifesto, 9 febbraio 1994