Se il colore del suono tende all’infinito

(il manifesto, 8 aprile 2006 – versione integrale)

 

Girolamo De Simone

 

Protagonista della musica di frontiera francese, ma di nascita algerina,  Hector Zazou fin dall’inizio del suo percorso compositivo si è mostrato in grado di fungere da catalizzatore di percorsi eterogenei, sia di provenienza rock (Barricades) che di matrice world (si pensi alla collaborazione con Bony Bikaye oppure al “Reavaix au Bongo” dove fonde esperienze classiche con le voci dello Zaire). Zazou, che subito ha individuato in Satie la matrice dell’anima ambient della frontiera, ha ora raccolto un cast di musicisti di rilievo internazionale per “Quadri + Chromies”, cd e dvd prodotti da Materiali Sonori: Peter Buch, Brian Eno, Bill Rieflin (dei Rem), Ryuichi Sakamoto, David Sylvian, Damiano Puliti e il gruppo italiano Archea Strings. Si tratta della colonna sonora (ma il termine è riduttivo) delle immagini di Bernard Caillaud, pioniere dell’arte digitale, esperto di figure geometriche replicanti e tendenti ad infinito. Lavori che trovano un precedente storico nell’ home art di Pietro Grossi col software “Archimedes” della Apple e che avranno un punto d’arrivo nella prossima istallazione audiovisiva di Brian Eno, “77 Millions Paintings” concepita per combinare in modo virtualmente infinito serie di tappeti audio e “dipinti” visuali con “OPrimitives” (sempre della Apple).

 

Sfondi geometrici

Suoni e rumori vengono utilizzati oggi con una contiguità estetica mai vista prima. Le quadricomie di Caillaud, scomparso nel 2004, erano già state presentate fin dal 2002 (Firenze, Mosca, Monterrey...) attraverso proiezioni su due o quattro schermi, con un formato di cinque metri per sei: immagini che evolvono continuamente assecondando l’idea della creazione perpetua, con ammiccamenti a Duchamp e Munari (ricordate “Tetracòno”?). I suoni usati in concerto sono quadrifonici, con musica “astratta: senza temi, appena pochi motivi, ma con la ricerca di una ‘palette’ sonora che possa proiettare le immagini in un’altra dimensione”, come scrive Zazou e, in modo più complesso, tale da assicurare una transizione più morbida delle immagini generate dal programma. Oggi è del tutto indifferente attribuire o non attribuire i suoni/rumori al racconto digitale delle immagini, perché tali rumori possono fungere da arredamento sonoro esattamente come i suoni fabbricati per tale scopo (“fare sfondo”, come accade per le musiche ambient o di frontiera, che assecondano le istanze estetiche della contemporaneità). Dire questo significa in generale essere consapevoli della perfetta ‘funzionalità’ della musica, la quale si presta ad esigenze variegate o a scopi socialmente rilevanti benché esposti alla mercificazione. Ciò non toglie nulla alla possibilità del valore estetico, a prescindere dall’uso che della musica o del suono si fa; dalla pubblicità alla soneria polifonica, dalle siglette Midi della net-art alle complesse elaborazioni in filigrana video e sintesi granulare: ogni produzione non è esclusa da una validità estetica assegnata a posteriori (assunto importante per evitare un intervento della volizione dell’autore: gesto autoritario). Così ogni opera consegue esiti almeno funzionali: le “musiques et formes chromatiques évolutives” di Zazou e Caillaud lo dimostrano.

 

Feedback

I rapporti tra audio e video vengono solitamente, ed erroneamente, definiti ‘sincronici’ (quelli di una singola scena o sequenza temporale) e ‘diacronici’ (quelli esistenti in un intero film; con richiami, sviluppi o contraddizioni tematiche), sul presupposto della sussistenza di due ‘livelli’ separabili: quello visivo e quello sonoro. Invece “occorre non confondere ‘diacronico’ constorico’ e ‘sincronico’ con ‘attuale’”. Ciò che avviene indiacronia’ avviene letteralmente ‘attraverso il tempo’, contrapposto al ‘simultaneo’ del sincronico. Oggi ciò che avviene in simultanea con le immagini può tranquillamente simulare una ‘diacronia’, o addirittura una ‘assenza’ di tempo (‘acronia’), ad esempio attraverso l’uso di strutture musicali ipnotiche ripetitive (minimal) o statiche (Scelsi, Part).

Zazou e Caillaud non vogliono che il loro lavoro venga scambiato per la solita indagine sui rapporti tra suoni, forme e colori. Scrivono che “la retroazione è iniziata, con la sintesi grafica del suono... ma sappiamo tutti che l’interattività è una illusione. C’è sempre un padrone e uno schiavo. Uno decide e l’altro obbedisce. Distruggere questa relazione è disconnettere un ordine per meglio comunicare, per rendere il libero regno ai dialoghi nati dal caso, per applaudire gli incidenti di questo percorso eccitanti e unici. ConQuadri + Chromies’ abbiamo preferito l’interdipendenza alla connessione”.

Il successo di una sonorizzazione si ritrova in misura proporzionale in ragione dell’inscindibilità, nella memoria che si stratifica, tra livello sonoro e livello visivo. Tale inscindibilità accade a posteriori: il senso sopravanza l’intervento volitivo-autoritario. Per questo il becero parallelismo dinamico-ritmico dell’audio-visivo non è mai davvero sincrono: sennò sarebbe comico. Dire che il senso sopravanza l’opera è perfettamente constatabile ascoltando dapprima il cd “Quadri + Chromies”, per poi godersi il dvd con musiche e immagini davanti alla tv. Stiamo dunque ad osservare cosa produrrà questa linea generativa (Grossi-Zazou-Eno) e rendiamo grazie a Materiali Sonori.

Girolamo De Simone (girdesi@tin.it )