"Dell' Universo Assente", l' altra faccia della musica napoletana di Massimiliano Fuschetto (Il Sannio, 7 gennaio 2005) A volte, nella vita degli uomini, quando le parabole dei singoli non coincidono con quelle della collettività si generano eclissi . Dolorose .Ci sono individui che si muovono con senso anticipatorio o divergente rispetto al proprio tempo o alla propria realtà e questo li relega in una posizione dalla quale il mondo immediatamente circostante deve apparire come un deserto comunicativo. C'è chi resiste, chi s'adegua, chi soccombe. Da un punto di vista artistico, la Napoli degli anni settanta è una città in pieno fermento tesa a riscoprire il proprio patrimonio musicale, a ripensarlo in linea con le tendenze musicali del momento,a riformulare un linguaggio che medii tra modernità e tradizione così da non disattendere pubblico e produttori. Questo movimento legato alla musica leggera e a quella folk scuote la città con energie giovani producendo artisti di notevole forza creativa ma consolidando, come era già accaduto in passato e come accadrà in futuro, l' immagine di una Napoli che nonostante tutto non cambia e che fa comodo a molti. Ma non a tutti. Luciano Cilio è un artista che esprime le ansie creative provenienti da una cultura affatto diversa che pure soggiorna nello stesso luogo ma che le è quasi estraneo. Un modo di pensare che sfiora i contesti per uno spontaneo eleggere a centro del mondo ciò che gli sembra semplicemente più interessante. E che necessariamente non deve accadere alla porta accanto. Gli interessi e i sodalizi artistici di Cilio sono ampi, di uno che esplora senza preconcetti : pittura teatro architettura e, nella musica, pop folk colta. E, siccome a monte c'è un' idea visionaria dell' arte, di tecniche e forme visive che trasmigrano nel sonoro, di musiche che si muovono per immagini, il discorso creativo si amplia, diviene sintesi variegata che non si colloca nel solco di nessuna tradizione. " La materia sonora nasce da un' idea preliminare, che è quella di un corpo, di un oggetto, intorno ai quali vado poi raffinando, con l'uso di certe armonie o attraverso i timbri". " La musica , al di là della propria costruzione di un oggetto sonoro è in fondo proprio la volontà di materializzazione di un universo alternativo, un habitat altro da sé dove la coscienza del tempo reale possa essere addirittura nullificata …" Idee la cui realizzazione trova volontari entusiasti alcuni giovani musicisti ma lascia indifferenti le istituzioni, almeno per il momento. Discograficamente la situazione è più aperta, perché siamo negli anni '70 e perché le produzioni si concentrano al nord. Cilio dopo varie peripezie e dopo l' interessamento di uno dei più attenti e attivi operatori musicali napoletani, Renato Marengo, riesce a pubblicare nel '77 " Dialoghi del presente" . Un disco che Jim O' Rourke mette tra quelli che " riescono a creare un mondo immaginario un luogo a metà tra autore e ascoltatore … in queste speciali occasioni ci si può sentire come quando si ascolta una conversazione privata, udita in modo discreto, ma chiaro ". Da questo momento, anche se il disco non ottiene l' attenzione sperata, la storia di Cilio tocca più da vicino quella della città . E' di un paio di anni dopo la prima importante direzione artistica con la rassegna " Aspetti della musica a Napoli ", dove viene proposta una musica contemporanea di sostanza e non di maniera col contributo di strumentisti di livello come Eugenio Fels ed Emery Cardas. Le sperimentali rassegne musicali proseguono ma, come precisa Girolamo De Simone, che vi partecipò benché giovanissimo, con progressive concessioni all'Accademia, cioè a quelle scuole di composizione certificate dai"maestri" che producono però l' effetto, purtroppo noto,di allontanare i non addetti ai lavori. E infatti la rassegna a Villa Pignatelli dell' '82 sarà in parte disertata da pubblico e critica . Una commissione del teatro S. Carlo fu invece un importante ma purtroppo ultimo riconoscimento prima della tragica fine.Poi la città dimentica. Ma a ciò che ha un valore intrinseco, come l' opera di Cilio, è data la possibilità di riemergere a patto di incontrare occhi esperti e volontà non comuni. Qui prende il via un'altra storia che arriva fino a "Dell'universo assente " un CD della dieSchachtel di qualche mese fa a cura del pianista compositore Girolamo De Simone che, con una notevole operazione di editing , di riscritture di partiture e di astratte quanto attualissime reinterpretazioni, ci riconsegna un mondo sonoro originalissimo. E' un pensiero musicale introspettivo, dilatato, quello che emerge, dove spesso è l'addensarsi o il rarefarsi dei timbri a creare la forma di un brano, o sequenze di accordi che si sovrappongono come strati di colore. In altri momenti sono linee melodiche brevi e ripetute a disporsi Il risultato è a volte straordinario come per il terzo quadro dei "Dialoghi del presente" che, soprattutto nell'esecuzione minimale di De Simone, recupera immagini sonore della contemporaneità che sanno di vetro, come se a risuonare fossero cristalli e non corde di pianoforte. E', inoltre, una non comune sapienza del suono che attraversa tutto il disco e che dimostra, sia in Cilio che in De Simone, la profonda convinzione di come il discorso musicale contemporaneo si giochi in gran parte sulla creazione di una propria dimensione sonora attraverso un uso creativo della tecnologia. Massimiliano Fuschetto
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