Pazza idea / Cantico Bestiale
(paginone), in speciale Ultrasuoni/Alias n. 32, il manifesto del 10 agosto 2002 Eduard Hanslick, uno dei più celebrati critici musicali di tutti i tempi, scrivendo di una sinfonia di Gustav Mahler esordì in questo modo: "Uno di noi deve essere pazzo... e non sono io!". Un umorismo da "fiaccola ardente” che richiama Karl Kraus. Il lapidario giudizio di Hanslick, noto peraltro anche per alcune sonore cantonate, non era però del tutto sconclusionato. Una certa ossessività di Mahler era infatti nota: risalendo il Danubio, egli aveva una volta affermato: "sono dunque un animale selvatico, se tutti possono fermarsi a fissarmi come se fossi in uno zoo?". Prima che diventasse famosissimo gli capitava di saltare in piedi ad ogni trillo di campanello, pronunciando la frase "ecco la convocazione del dio delle terre del Sud", dal vago sapore wagneriano.. Animali, figure mitologiche a metà strada con gli umani, sono spesso presenti nei racconti e nelle musiche di Alberto Savinio, talvolta ispirati al celebre volume “Sesso e carattere” di Otto Weininger dal quale sarebbe stato influenzato. Weininger riteneva che alcune caratteristiche psicologiche degli uomini, riscontrabili anche nei loro lineamenti, potessero essere ricondotte agli animali: cane-bandito, cavallo-pazzia, asino-stupidità. L’avversione di Weininger per le donne, mescolata ad un spregiudicata interpretazione neoidealistica, si palesava nell’indicarle come rappresentazioni di oche, colombe, gallina, pappagalli! Da qui alcune idiosincrasie di Savinio, come quella nei confronti della madre. Erik Satie, padre della musica d’arredamento e quindi dell’attuale “ambient”, è stato ossessionato dai cani; ha inoltre intitolato alle bestie molti dei suoi pezzi satirici, compilando un breve ma famoso testo intitolato “L’intelligenza e la Musicalità degli Animali”. A partire da “Les Oiseaux”, composto ai primi del secolo scorso, fino ai “Pièces froides” del 1907, che portano come sottotitolo ironico “suite pour un chien”, l’ossessione resta costante. Sempre ad un cane, infatti, non si sa se si sia trattato sempre del medesimo, scrive nel 1912 i “Préludes flasques pour un chien” ed i “Véritable préludes flasques pour un chien”. Tra i suoi pezzi incompiuti è stato ritrovato un “Prélude canin”. Per voce e piano scrive un’aria pensata un topo ed una canzone intitolata a un gatto. Dedica un minuetto ad una Sirena, e ad un cavallo “En habit de cheval”, disponibile in una doppia versione per orchestra o per pianoforte a quattro mani, un piccolo capolavoro importante per le innovazioni armoniche. Compone musiche di scena per “Le piège de Méduse”, dove però Medusa è un eccentrico barone che duetta per tutta la pièce con uno scorbutico servitore. Alla Piovra “Octopus” indirizza uno dei quadretti pianistici di “Sports et divertissements”, illustrati da Charles Martin e calligrafati dallo stesso Satie. Igor Strawinsky compone nel 1910 la suite “Oiseaux de feu”, uno dei tre importanti balletti del periodo russo. Darius Milhaud produce lo sfavillante, pirotecnico, “Le Boeuf sur le toit”, commissionato da Jean Cocteau, rappresentato per la prima volta nel 1920 a Parigi e poi subito a Londra. Il Balletto utilizzò in scena i celebri pagliacci Paul, Francois ed Albert Fratellini. La musica mescola in modo spregiudicato arie e ritmi sud-americani, anche in una affascinante e ritmicamente complessa versione pianistica. Olivier Messiaen si interessò moltissimo al canto degli uccelli, rintracciando specie rare e notandone il canto. Il suo lavoro finì poi in “Réveil des oiseaux” per pianoforte ed orchestra del 1953, “Oiseaux exotiques” per pianoforte e orchestra da camera, del 1956, e soprattutto nel “Catalogue d’oiseaux” per pianoforte, del 1959. Messiaen fu tra i pochi compositori ad utilizzare sistemi scalari non convenzionali, denominandoli “modi a trasposizione limitata”: si tratta di microsistemi formati da successioni più volte trasponibili, dai quali Messian scelse quelli più ‘colorati’, come aveva fatto anche Skriabin. Se la produzione di latte delle mucche aumenta 7,5 per cento quando ascoltano musica, simmetricamente anche i compositori diventano ipercreativi quando pensano alle bestie. Ecco un piccolo catalogo di pezzi intitolati ad animali, veri, mitologici o ‘astrali’. Tra i classici della colta: “Il grillo del focolare” (1908), commedia musicale di Riccardo Zandonai; “I Fauni” (1917), primo movimento di “Deità Silvane”, e “Gli Uccelli” (1927), in due versioni, di Ottorino Respighi; “L’Asino d’oro” (1959) di Gian Francesco Malipiero, mutuato dall’opera di Apuleio e rappresentato a Roma nella versione per baritono e orchestra. “Lo scoiattolo in gamba” (1959) di Nino Rota, favola su testo di Eduardo De Filippo; “L’Unicorno, la Gorgona e la manticora” di Gian Carlo Menotti, rappresentato nel 1959 a Washington; “Le Jeu de l’oie”, opéra de hasard (1970), di Claude Prey; “Elephants” per orchestra (1973), di Luis De Pablo; “Fauno che fischia a un merlo) per flauto ed arpa (1980) di Salvatore Sciarrino. Altre composizioni: “Arie da oca” di Mauro Bouvet; “Canzoni delle libellule elettriche” di Gabrio Taglietti; “Cygnus” di Bruno Cerchio (ricordo che Cerchio è autore di un trattatello importante, dedicato ai rapporti tra musica e alchimia); “Epicedio per un asino” di Mario Perrucci (l’epicedio è una sorta di canto funebre); “Il capello nel cinghiale” di Dimitri Nicolau; “Il minotauro non s’è quasi difeso” di Fabrizio Fanticini; “Il paesaggio degli insetti” di Gabriele Manca; “L’airone” di Arduino Gottardo; “L’arrivo dell’Unicorno” di Francesco Pennisi; “La macchina del cinguettio” di Lucia Ronchetti; “La rana” di Daniele Bertotto; “Le meduse dello specchio” di Luca Salvadori; “Ride la gazza nera sugli aranci” di Tonino Tesei; “Sagittarius opera krypton” di Piero Arcangeli; “Uccellin che voli” di Matilde Capuis; “Vola Gabbiano” di Luigi Donora’, “La costellazione del cigno”, di Gianfranco Perniachi... In ambito border: “Sirens”, cd del 1991 di Mychael Danna; “The wolf at the Ruins” (1989), di Forrest Fang; “Alpha Centauri” dei Tangerine Dream; “Turtle Island Quartet” cd del 1988 che prende il nome dall’omonimo quartetto che oscilla tra jazz e musica classica e sponsorizzato da Windham Hill; “L’apocalypse des Animaux”, colonna sonora di Vangelis. Non si può omettere di segnalare, infine, il ponderoso libro di Marius Schneider intitolato “Gli animali simbolici e la loro origine musicale nella mitologia e nella scultura antiche” (1984), da leggere congiuntamente con “Il suono filosofale” di Bruno Cerchio. Autore: Girolamo De Simone |