Dritto d'autore
(due pagine) in Ultrasuoni/Alias
n. 41 del 19 ottobre 2002
Il
tema del plagio musicale è
di grande attualità, anche grazie ad alcuni speciali televisivi, ed a
casi di grande diffusione (recentemente quello che ha impropriamente
coinvolto Francesco De Gregori). Stanno per uscire, infatti, due nuovi
libri dedicati all’argomento. Il primo, di
Michele Bovi, sarà nelle librerie a dicembre per le Edizioni
Eri-Rai, col titolo “Canzoni di canzoni”. Il secondo raccoglierà
antologicamente gli autori che si sono occupati del tema, da Tito Aprea
a Luciano Chailly, da Lorenzo Brusci ad Alfredo D’Agnese, fino ai
musicologi Enzo Amato e Piero Viti: un fascicolo speciale di
“Konsequenz”, a cura di chi scrive per le Edizioni Liguori,
anch’esso disponibile a partire da dicembre.
La
nascita della diritto di autore
L’idea di un diritto d’autore nasce nel Settecento: il primo atto di
copyright viene varato nel 1709 in Inghilterra. Vi si stabiliscono come
caratteri del plagio una congrua lunghezza, e l’identità di porzioni
del brano ben caratteristiche ed individuabili. Alla fine del Settecento
risale anche uno dei casi più noti e rilevanti di plagio tra due
compositori: i due si chiamavano Clementi
e Mozart! In quell’epoca, l’uso di semplici e brevi frammenti non
era ritenuto ‘plagio’ in senso proprio. In seguito si considerò che
una lunghezza ‘accettabile’ per parlare di plagio coincidesse con le
quattro battute che servono ad articolare una frase musicale di senso
compiuto.
Nella prassi compositiva, dunque, curiosamente, la musica veniva
trattata un po’ alla stregua dei software open
source di oggi, laddove è implicito nella mentalità di un
programmatore Linux la possibilità di lavorare anche per una comunità
più ampia che può utilizzare gratuitamente, in clima di reciprocità,
il lavoro altrui.
Bach versus
hacker ? Novecento che riproduce un sentire del
Settecento? Antiche idee che ritornano? In effetti questa analogia è
molto vicina alla realtà delle cose e del sentire: per farsene una
ragione si può leggere il best-seller di Pekka Himanen sull’etica
hacker, che non a caso comincia proprio con l’ analisi dell’etica
protestante del lavoro di Max Weber, e con la similitudine tra sistema
monastico e sistema autoritaristico.
Il
filo rosso
Il filo rosso che è forse possibile tracciare per arrivare alla attuale
consapevolezza di un plagio “necessario” alla stessa sopravvivenza
odierna del comporre parte probabilmente da Erik
Satie (nelle componenti dell’ironia e della musica d’ambiente) e
Igor Stravinskij (per la consapevolezza estetica mostrata nei suoi
rifacimenti stilistici), attraversa John
Cage (alea controllata per gli interpreti, vera e propria
indeterminatezza per le fonti) ed i tanti sperimentatori elettronici;
arriva a John Zorn, al
pianista Wayne Horvitz, al dj
Christian Marclay ed ai molteplici musicisti che oggi utilizzano
campionamenti.
Ognuno di questi passaggi è stato a suo modo rivoluzionario, e tuttavia
in grado di conciliare l’innovazione e la creatività con la memoria e
la conoscenza di quanto già avvenuto in sistemi contigui o
(geograficamente) lontani, sempre nel presupposto della ‘contaminazione’.
Sarà appena il caso di ricordare che questa nozione, oggi quasi
abusata, in passato è stata fortemente osteggiata e combattuta dai
sostenitori della novità dell’arte, della purezza, della
‘grandezza’ della musica colta o occidentale. Invece, già in piena
epoca “sperimentale”, non bisognava essere visionari o veggenti per
scorgere all’orizzonte quello che sarebbe accaduto nel mondo della
cultura e della letteratura, e che oggi si stringe come un cappio
attorno all’anelito della globalizzazione culturale. Il cappio è
quello che separa artificialmente le culture, le religioni, erigendo
nuovi muri e steccati attorno all’idea di un occidente pieno di
progresso al quale si opporrebbe una cultura araba, islamica, da mettere
alla gogna. Due concezioni opposte, dalle quali discendono
alternativamente tolleranza oppure autoritarismo.
Copyleft
L’uso dei campionamenti, e la loro diffusione con la ‘house music’,
ha portato da un lato alla semplificazione della ‘mouse musique’ di
Ludovic Navarre, dall’altra allo sviluppo del movimento plagiarista,
che annovera tra i suoi esponenti John
Oswald, inventore della ‘plunderfonia’, lo scomparso Darko
Maver e recentemente l’italiano Giustino
Di Gregorio (alias ‘sprut’). La linea teorica che ispira il
movimento plagiarista ha alcuni tratti in comune con quella che proviene
dall’anarchico BenjaminTucker. Partendo da presupposti libertari ed
antistatalistici, Tucker ipotizza
che se la res della proprietà privata fosse stata godibile da più persone
contemporaneamente, essa non sarebbe esistita in quanto tale, ma sarebbe
stata percepita senza alcun problema come cosa in ‘comune’. Le
musiche, nella loro intangibilità,
potrebbero essere fungibili da più persone contemporaneamente
senza danno per alcuno. Il regime del diritto d’autore, concepito a
soli fini economici impedirebbe invece tale libera concorrenza ed
miglioramento delle idee.
La tesi di Tucker, affascinante, non impedisce tuttavia di rilevare che
un regime completamente libertario finirebbe col favorire la scomparsa
del professionismo musicale, cosa auspicata da anni dal movimento Fluxus,
i cui esiti sarebbero tuttavia da
verificare: una nuova capillare diffusione della musica, oppure una
rinnovata barbarie in cui prevale soltanto l’aspetto più
‘divulgativo’ della ricerca e della produzione?
Il
monopolio delle industrie
Interessante anche la tesi di Joost Smiers, illustrata in un recente
articolo comparso su “Le Monde Diplomatique” : «immaginiamo che una
persona copi il lavoro di un altro artista, asserisca che è suo e lo
firmi. Se non c’è né rielaborazione, né commento culturale, né
aggiunta, né traccia di creatività, si tratta evidentemente di un vero
e proprio furto che merita di essere sanzionato. A questo punto,
l’obiettivo dovrebbe essere la creazione di un nuovo sistema che
garantisca agli artisti dei paesi occidentali e del terzo mondo redditi
migliori, che si apra in modo ampio a un dibattito pubblico sul valore
della creazione artistica, che si preoccupi del miglioramento del
livello culturale del pubblico, che spezzi il monopolio delle industrie
della cultura, le quali vivono sul sistema dei diritti d’autore». La
tesi di Smiers condurrebbe alla creazione di un sistema più equo che
garantisca la possibilità di utilizzazione a fini creativi, sanzionando
la contraffazione ma tutelando la debolezza delle ‘singolarità
selvagge’ nei confronti delle major discografiche.
La
terza strada
Dal punto di vista delle tecniche musicali, il problema del plagio
potrebbe invece essere risolto abbastanza facilmente; basterebbe infatti
compilare una sorta di ‘prontuario’ che usando i nuovi strumenti
analitici e tecnici consenta di individuare i cosiddetti ‘materiali
oggettivi’, e di discriminare tra i casi di truffa ed i casi in cui il
plagio è solo una tecnica, perché si sta soltanto “parlando
musica”, come intuito dal metacompositore Lorenzo Brusci. Gli attuali, potentissimi calcolatori
consentirebbero un facile raffronto tra temi ed incisi, individuando i
modelli di pubblica utilizzazione. Come ritiene Jacques Soulillou «il
plagio suppone che la regressione di B verso A si esaurisca lì, perché
si arrivasse a dimostrare che A si è (a sua volta) ispirato, e per così
dire ha plagiato un X che cronologicamente lo precede, la denuncia di A
ne risulterebbe indebolita». Pertanto, se si arrivasse a dimostrare che
la prima fonte è ormai di pubblico dominio, i casi di plagio verrebbero
drasticamente ridimensionati.
Le formule musicali di largo consumo, quelle che vengono sentite come un
essere-in-comune al quale accedere liberamente, sono in fondo simili a
tasselli di un mosaico, da inscrivere in una sorta di prontuario delle
‘figure musicali ripetute’ disponibili a tutti. L’elenco andrebbe
a costituirsi come termine di comparazione oggettivante.
Un contributo ‘di indirizzo’ per un eventuale lavoro del genere è
stato recentemente offerto dai ricercatori della Stanford
University, che hanno pubblicato per il MIT un ponderoso studio
sulle “similarità melodiche”. Molte altre forme e figure vengono
poi già considerate ‘libere’ da secoli, e cioè quelle che
diventano modi identificativi di un genere o di una scuola, il “basso
albertino”, il “sospiro di Mannheim” (Diciottesimo secolo); e
ancora: salti tematici frequenti (che individuano tipi di armonizzazione
melodica); modulazioni convenzionali;
imitazioni e progressioni di scuola; formule cadenzali ... una
larga messe a disposizione dei nuovi autori.
DIECI
LIBRI
1-Aa.Vv., No
copyright. Nuovi diritti nel 2000, Milano 1994, ShaKe
edizioni underground.
2-Aa.Vv., Net
Strike - No Copyright - Et(-: Pratiche
antagoniste nell’era telematica, Venezia 1996, AAA Edizioni.
3-Aa.Vv., Melodic
similarity. Concepts, Procedures,
and Applications,
Stanford 1998, Stanford University & The MIT Press.
4-Antonio Cassi Ramelli, Libretti
e librettisti, Milano 1973, Casa Editrice Ceschina.
5-Luciano Chailly, “Plagi
musicali”, in “Konsequenz”, numero 1/99, Napoli 1999, Liguori.
6-Michel Chion, Musica,
media e tecnologie, Milano 1996, Il Saggiatore.
7-Pekka Himanen, L’etica
hacker e lo spirito dell’età dell’informazione. Progetto di
Linus Torvalds, Epilogo di Manuel Castells. Milano 2001, Feltrinelli.
8-John Oswald,
Plunderphonics or, audio piracy as a compositional prerogative
(opuscolo situazionista);
Creatigality, 1988, Keiboard guest ed. (opuscolo).
9-Richard Owen,
“Musical scholars unmask Mozart the plagiarist”, in “The Times”
del 6 ottobre 1997.
10-Benjamin R. Tucker, Copia
pure, a cura di Alberto Mingardi e Guglielmo Piombini, Viterbo 2000,
Stampa Alternativa. (a cura di G.D.S.)
DIECI
PAGINE WEB
1-Nicola Battista, “In difesa del
campionamento”, http://giuriweb.unich.it/djbsampl.htm,
con molteplici riferimenti ed indirizzi di fonti web
2-Luther Blissett Project, http://www.ecl3ctic.com/artisti/i-lblissett.html
(vedi anche gli altri artisti ecl3ctic); per ascoltarne la musica: http://blissett.iuma.com;
http://www.mp3.com/blissett; http://www.listen.com/home_artist.jsp?artistid=182855
3-Sandro Ludovico, “Campionare,
l’arte di attingere ai suoni”, Internetnews, Tecniche Nuove.
4- Ricerca Bibliografica sul diritto
d’autore, http://camcic.unicam.it/ssdici/autore1.html
5-Varie sul diritto d’autore www.jus.unitn.it/users/pascuzzi/privcomp99-00/papers/Carollo/diritto_d’autore_e_copyright4.html
6-Marco Ravasini, “Pagliacci, bugie
di comodo, eclettismo di sostanza”, Teatro Regio di Torino, Maggio 2001,
http://www.sistemamusica.it/2001/maggio/27.htm
7-Rino Rossi, recensione di
“Sprut” di Giustino Di Gregorio, http://www.musicclub.it/novembre99/elektroidi.htm
8-Darko Maver, notizie su di lui: http://www.ecl3ctic.com/artisti/i-dmaver.html;
la sua musica è ai seguenti indirizzi: http://darkomaver.iuma.com;
http://www.mp3.com/darkomaver
(biografia e musica); http://www.listen.com/home_artist.jsp?artistid=208828
9-John
Oswald, biografia, discografia, foto e molto altro: http://www.electrocd.com/bio.f/oswald_jo.html
10-sulla “plunderfonia” legata a John
Oswald: http://www.pfony.com/
DIECI DISCHI
1-Anfossi, “Venezia”, Antes Classics,
direttore Enzo Amato, primo violino Alberto Vitolo.
2-Bach, Salmo 51 BWV 1083 dallo Stabat
Mater di Pergolesi; Cantata spuria BWV 53; Ed. Classic Voice.
3-Lorenzo Brusci e Andrea De Luca, “Shadows”,
i Dischi Forma.
4-Giustino Di Gregorio, “Sprut”,
Tzadik Records USA 99 - Demos.
5-Christian Marclay, “More encores”,
ReR.
6-John Oswald, “Plunderfonic”,
ritirato dal commercio.
7-St Germain,
“Tourist”, Blue Note (St. Germain alias Ludovic Navarre).
8-Uwe
Schmidt, Cloned:
binary, versione del 1992 in edizione limitata.
9-Igor Stravinskij, “Pulcinella”, su
temi di Pergolesi, Deutsche Grammophon.
10-John Zorn,
Road Runner, in Guy Klucesvek,
“Manhattan Cascade”, Cri.
DIECI PLAGI FAMOSI
1-Antonio
Lotti (1666-1740), madrigale (1705?)
|
Giovanni
Bononcini (1642-1678), madrigale (1731)
|
Dopo
una inchiesta l’Accademia della Musica Antica di Londra emana una
importante sentenza di plagio, traducendola e pubblicandola in molte
lingue.
|
2-Stradella
(1644-1682), Corelli, Urio Te Deum
(1660), Erba, Magnificat
(1737-39)
|
Georg
Friedrich Händel (1685-1759), Israel
in Egypt (1739)
|
Caso
discusso da... secoli.
|
3-Anfossi
(1727-1797), Venezia Sinfonia
con violini, viola, oboe, trombe e basso (1775)
|
W.A.
Mozart (1756-1791), Requiem K
626, inizio del “Confutatis Maledictis” (1791)
|
Ultimo
in ordine di scoperta, scoperto dai musicologi Amato e Vitolo, ed
annunciato in prima pagina dal Times, questo plagio si aggiunge a
numerosi altri compiuti da Mozart nei confronti di Anfossi.
|
4-Muzio
Clementi (1752-1832), Sonata
in si bem. mag. (op.47 n.2 vecchia num.; op. 24 n. 2 nuova num.)
|
W.A.
Mozart (1756-1791), Ouverture
del Flauto Magico (1791)
|
Composta
in data ignota, la Sonata fu
eseguita nel 1781 davanti all’imperatore Giuseppe II. Mozart era
presente. Viene pubblicata nel 1788 (prima edizione a stampa a Londra)
Mozart ne inserisce un tema
nell’Ouverture. Nella ristampa della Sonata, Clementi ne lamenta il
plagio.
|
5-Mozart
(1756-1791), Messa in sol
|
Robert
Führer, Messa
|
Pubblica
come propria la Messa in sol. Nel 1845 viene sospeso per truffa e
dall’incarico di maestro di cappella del Duomo di Praga.
|
6-Ferenc
Liszt (1811-1886), Die Lorelei,
seconda versione (1856)
|
Richard
Wagner (1813-1883), Tristano e
Isotta (1857-59)
|
Wagner
cominciò ad abbozzare Tristano e
Isotta nel dicembre del 1856, dopo la pubblicazione della seconda
versione del brano di Liszt. Wagner stesso ammise il plagio parlandone
scherzosamente con Liszt. E’ interessante segnalare che lo stesso
Liszt ritornò sul frammento (che contiene un celebre accordo) nel 1877,
nel secondo pezzo di Aux cyprès
de la Villa d’Este (terzo volume degli Années
de pèlerinage)
|
7-Charles Gounod
(1818-1893), Roméo et Juliette
(1867)
|
Richard
Wagner (1813-1883), usò diversi temi in alcune sue opere
|
Wagner
nel 1869 fu condannato per plagio al pagamento dei danni e delle spese
dal Tribunale di Berlino.
|
8-Catulle Mendès
(1841-1909), Femme de Tabarin
(1887)
|
Ruggero
Leoncavallo (1857-1919), Pagliacci
(1892)
|
Accusato
di plagio dal poeta e librettista Mendès fu poi scagionato. Ma alcune
tematiche restano eguali. Viene considerato come un prestito di
repertorio come sovente avveniva nei libretti d’opera.
|
9-
Turco-Denza, Funiculì-Funiculà (1880)
|
Gustav
Mahler (1860-1911), Lied “Wo die schönen Trompeten blasen”
|
|
10-Prévert-Kosma,
Le foglie morte
|
Dino
Ramos, ?
|
La
canzone fu divulgata da J. Iglesias.
|
Autore: Girolamo De
Simone
Torna
all'indice |